«Patapain#3» : contagio creativo tra musica e corpi
«Patapain#3» : contagio creativo tra musica e corpi
Contaminazione, visionarietà, eclettismo. In una parola: «Patapain#3», ovvero lo spettacolo clou della sesta edizione del «FIC Festival – Catania Contemporanea», promosso da Scenario Pubblico e che al Teatro «Bellini» ha visto quaranta giovani artisti – danzatori del programma MoDem PRO – insieme all’Ensemble del Conservatorio «V. Bellini» di Catania, diretti dal violinista Hugo Ticciati.

Una sorta di affascinante retablo di corpi e note, di coreografie e gesti, nato dalla sinergia tra Associazione Musicale Etnea e Scenario Pubblico, due realtà culturali fondamentali del territorio impegnate nella valorizzazione di giovani talenti nell’ambito della danza e della musica. «Patapain#3» è infatti il frutto di una collaborazione che ha unito l’esperienza alla sperimentazione: la coreografia di Enrico Musmeci – per molti anni direttore della CZD2/ MoDem Pro a Scenario Pubblico – e la direzione musicale di Hugo Ticciati, violino solista. L’esordio nel silenzio assoluto è puro mimo, una sorta di bassorilievo in cui i corpi spiccano mentre l’orchestra il cui profilo è sbalzato solo in ombra dietro un sipario trasparente, poco a poco prende consistenza e fisicità.

Al minimalismo delle note di Philip Glass (i movimenti I & II della Sinfonia n. 3) corrisponde quello dei movimenti dei danzatori: una sorta di lento inesorabile dis-velamento capace di dare conto della profondità sonora e gestuale in cui sono immersi, un’atmosfera corporea e orchestrale trasparente, depurata: intimissima, insomma: una danza pensata con la musica. Così lungo quattro densi momenti, «Patapain#3» si fa percorso di progressiva creazione, di liberazione, viaggio nel tempo della musica e del corpo stesso: dalla studiata gradualità di una atmosfera quasi purgatoriale incede infatti dalle note di «Lonely Angel» di Pēteris Vasks a quelle barocche del celeberrimo Concerto per violino in Mi maggiore di Johann Sebastian Bach prima del finale eccitato e caleidoscopico in cui l’arrivo della luce è metafora di una inesauribile energia vitalistica in cui i corpi dei danzatori, esaltati dai colori dei loro costumi chiudono una sorta di cerchio magico nel silenzio dell’increato da cui tutto si è dipanato e nella loro improvvisazione si attua – come nota acutamente Simona Donato – «il recupero, la riattivazione e riconfigurazione della memoria corporea e dell’imitazione cinestetica a permettere il sorgere del nuovo, della sorpresa, del gesto inaspettato.» Applausi a scena aperta per gli untori di questo Focolaio di Infezione Creativa, «esito felice – ci dice Biagio Guerrera, presidente dell’Associazione Musicale Etnea – di un progetto di collaborazione tra AME e Scenario Pubblico | Compagnia Zappalà Danza, avviato nel 2013» che conferma ancora una volta – come ha sottolineato Roberto Zappalà – il potere dell’arte come spazio di incontro e di trasformazione.»
crediti fotografici: Serena Nicoletti