CIRCE, L’ARRIVO DI ANGELICO, fiaba di Alessandra Muschella

La scrittrice siciliana Alessandra Muschella -psicologa, giornalista, editor, amante della natura e degli animali-  è tornata il libreria, fresca di stampa, con la seconda favola della trilogia di Pozzosorpresa. Dopo Circe, una metamorfosi inaspettata, nel mese di gennaio è uscito Circe, l’arrivo di Angelico, per la stessa casa editrice, Argentodorato Edizioni. Anche questa pubblicazione  ha un formato cartonato  elegante, come la prima, anche se sono cambiate le illustrazioni che, questa volta, sono curate da Alessandro Filetti. Sono illustrazioni luminose, cariche di piccoli riferimenti emblematici, eloquenti e  nello stesso tempo caricaturali e divertenti, con colori sgargianti e una grafica così ricca di fantasia che stimolano la fantasia e stuzzicano la curiosità.

La curiosità è senz’altro il collante che deve spingere i bambini ad avvicinarsi a questa favola, magari con l’aiuto degli adulti, genitori, nonni, insegnanti, tate, perché il personaggio principale, Circe, è una ragazzina che racconta in prima persona la sua stessa esistenza, a partire dal momento della nascita, che è un’esistenza fuori dai canoni, sorprendente e magica, come il suo stesso nome. Nomen-omen, Circe è una maga-strega che ha dei poteri unici, salvifici che la mettono in contatto con gli altri esseri viventi, soprattutto alberi, in un modo empatico, di totale condivisione e identificazione.

Si tratta, infatti, di una favola ecologica, in linea di continuità con la prima, ambientata a Pozzosorpresa, il paese magico, “nomeparlante” dove la Muschella ha ambientato questa storia e che rappresenta una piccola comunità civile dove accadono stranissimi eventi legati proprio al rapporto tra la piccola Circe, la sua famiglia, il paese, l’ambiente, la natura.

Per questo siamo di fronte a una eco-favola.

Oikòs è il termine greco da cui deriva il prefisso eco-. Indica esattamente la casa, nel senso dell’ambiente, dell’habitat all’interno del quale noi esseri umani ci muoviamo, viviamo, interagiamo.

Il tema dell’ecologia sembra essere, in questo nostro difficilissimo tempo, uno dei più dibattuti, una necessità urgente da comprendere, un’emergenza globale. Energia sostenibile, rispetto per l’ambiente, riciclo, raccolta differenziata dei rifiuti, riscaldamento del pianeta, sono tutti argomenti all’ordine del giorno nelle agende dei governi nazionali e sovranazionali, dei rapporti che costantemente gli scienziati ci consegnano, dei grandi meeting internazionali, salvo poi restare carta bianca quando si dovrebbe realmente e concretamente intervenire. Nelle scelte concrete, nelle rinunce necessarie, nel calcolo dei profitti per ognuno di noi è veramente molto impegnativo, e quindi difficile, oltre che poco conveniente, operare davvero in una direzione che inverta le tendenze e ci spinga a una reale svolta ecologica.

Per questo è un grande merito quello della Muschella che ha dedicato la sua opera di fantasia alla trattazione di questi temi, partendo da una base molto semplice: il legame tra una bambina e la Natura. Una favola che è, per sua definizione, rivolta ai bambini, può aiutarci a dare fondamento all’auspicio che le future generazioni possano acquisire quella necessaria consapevolezza che li porti a salvaguardare la Natura, se non altro come il loro ambiente, la loro casa.

Nella prima favola Circe interagisce con gli alberi, parla con loro e loro parlano con lei, curano la malattia della madre e mutuano su di sè la stravagante sembianza con cui era nata la bambina. Adesso la vita di Circe si arricchisce grazie all’arrivo del fratellino Angelico, tanto atteso dai genitori, dalle zie (le simpaticissime Clementina, Settimina e Carolina) e da tutto il paese perché ci si aspettava che venisse al mondo un bambino se non uguale, altrettanto stravagante della sorella. Invece viene al mondo una creatura bella come un angelo, biondo, dai tratti perfetti, con occhi azzurri e capelli biondi e docili (proprio questa la più evidente differenza con Circe).

Per questo lo chiamano Angelico, unica stravaganza: un getto di pipì blu alla nascita, lungo lungo e indelebile.

Stavolta, però, nessun nomen-omen, anzi sembra proprio un’antifrasi, perché il piccolo, crescendo si rivela essere un vero diavolo, capriccioso, irresponsabile e, soprattutto, insensibile.

Con questo personaggio e i suoi comportamenti l’autrice ha voluto affiancare all’eroina magica e positiva una figura negativa, un ragazzino che si diverte a fare soffrire gli alberi, a decapitare animaletti a sperimentare il male. Un contraltare perfettamente speculare alla protagonista e, per questo, un personaggio molto vicino alla realtà. Anche nel gioco della fantasia e nella semplicità di un racconto per bambini, la rappresentazione del male può raggiungere lo scopo catartico di risvegliare nei piccoli ascoltatori o lettori una critica, un rifiuto del comportamento di Angelico e spingerli, invece, al rispetto o all’amore che la sorella vuole insegnargli.

E’ vero che questa è una favola che si rivolge a bambini più grandi, è vero pure che i motivi narrativi sono poco legati ad effetti magici o incantesimi, per questo più credibili, per questo più efficaci (e questo è quello che ci auguriamo).

Quando Antonio Gramsci venne condotto in carcere a Bari, portò con sè un libro di fiabe dei fratelli Grimm in tedesco (forse per esercitarsi nella traduzione).

Durante la detenzione, scrivendo ai suoi figli e alla moglie, inviava le fiabe tradotte e, via via, ne  aggiunse alcune di sua invenzione (oggi questo materiale è stato recentemente pubblicato con il titolo Fiabe di libertà). Nei suoi commenti spiegava che nelle fiabe, noi troviamo sempre delle “strutture di soccorso” -il fratello verso il fratello, la sorella verso il fratello, il riccio verso i suoi simili, la volpe, la serpe, il topo e la montagna- e questo era per lui, intellettuale dell’impegno e della responsabilità, l’eccezionale valore di questo genere letterario che lui voleva consegnare ai suoi piccoli, dai quali era stato forzatamente allontanato.

Il racconto Cicre, l’arrivo di Angelico è incentrato su una struttura di soccorso volta alla guarigione di quelle creature che il bambino ha ferito. Gli alberi, i piccoli gechi, vengono curati grazie all’intervento del giardiniere Misio, una sorta di stregone solitario che interviene e usa le sue pozioni, i suoi infusi,  ma soprattutto la sua saggezza per sanare le ferite, restituire vigore e vita alla Natura violata e cambiare Angelico.

Per questo la seconda favola della trilogia è più diretta, dunque più utile, perché il personaggio negativo, che poi si ravvede e comprende il male compiuto, è riconoscibile nei comportamenti più comuni, nella disattenzione, nell’egoismo che muovono le nostre scelte e le nostre azioni quotidiane.

Pertanto Circe, cresciuta, dovrà fare i conti con l’esistenza di una possibilità da lei non contemplata e inaspettata, dovrà trovare il modo per porre rimedio, dovrà continuare ad amare, malgrado tutto, il fratellino e aiutarlo a cambiare.

E’ possibile leggere autonomamente questa seconda favola, anche non conoscendo la prima perché la Muschella ha, sapientemente, inserito un breve antefatto che fa da raccordo fra la prima narrazione e questa.

In attesa della terza favola che completi la trilogia possiamo affermare che il breve racconto, breve ma intenso, è di gradevolissima lettura, merito di un linguaggio fluido, colorito, in alcuni passaggi divertente e cantalenante, anche simbolico e avvincente.

 

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