Teatri Riflessi 10: cifra tonda per il festival di conTatto

Teatri Riflessi 10: cifra tonda per il festival di conTatto

Teatri Riflessi è un festival internazionale dedicato alla danza e al teatro contemporanei, attraverso l’ approccio interculturale da sedici anni mira a promuovere opere brevi dal vivo di danza, teatro, circo contemporaneo e performance multidisciplinare, stimolando la produzione artistica legata al formato del corto, un genere ideale per avvicinare un vasto pubblico alla fruizione teatrale. La diversità artistica e culturale, che ha da sempre contraddistinto questo festival, è sostenuta dal 2009 da IterCulture, centro studi siciliano di ricerca, formazione e promozione per le arti performative contemporanee. Si alterneranno, dal 17 al 19 luglio 2025, tredici spettacoli, gli artisti si esibiranno sul palcoscenico del teatro all’ aperto “Falcone e Borsellino” e in piazza Umberto I a Zafferana Etnea (Ct). Le tre giornate, completamente gratuite, saranno arricchite da incontri, anteprime nazionali e discussioni con artisti e professionisti dello spettacolo dal vivo, offrendo al pubblico e alla comunità un’occasione unica per affacciarsi sulla scena contemporanea internazionale. Le opere selezionate dalla direzione artistica e dal comitato artistico consultivo sono: Ali ptice sanjajo o letenju? / Do Birds Dream of Flying? di Fabla Collective (Slovenia) A volo d’angelo di Canzi / Cottini (Lombardia, Italia) Block di Zhang Yutong e Li Tuokun (Hong Kong, Cina) Bunker di Rebecca Margolick (Canada) DISCO 142 di Ferenc Fehér (Ungheria) Good Vibes Only (beta test) di Francesca Santamaria (Puglia, Italia) LeatherBetter di Andrea Givanovitch (Francia) One on One di Anna Ozerskaia (Svezia) Oru & Kreya di EYAS Dance Project (Spagna) Speechless di Heung Won Lee (Corea del Sud | Lituania) Tales to Disturb di Laura Daelemans (Belgio) When the mouth died the other body parts were deciding which of them would bury it di Vasilii Berezin (Estonia | Francia) Zhèngzhì bù Zhèngquè! (Politicamente Scorretto!) di Gianluca Iumiento (Sicilia, Italia). Per l’occasione abbiamo intervistato i due direttori artistici, Dario D’Agata e Valerio Verzin, che racconteranno il loro punto di vista sul festival. Nato come rassegna di teatro e in seguito di danza e arti performative. Un racconto intimistico di un progetto dinamico, un festival senza barriere e che riesce, ormai da molti anni, a mettere in contatto mondi all’apparenza lontanissimi. Una manifestazione che da sedici anni è occasione di confronto, per riflettere sulla scena internazionale. Cerchiamo di non pensare al fatto che siano dieci anni, racconta Dario D’agata. Mentre per molti potrebbe essere un anniversario importante, per noi, essendo che abbiamo iniziato nel 2008 (la prima edizione nel 2009) e poi abbiamo fatto i sette anni di chiusura, in realtà quest’anno sarebbe il 16°esimo. Di fatto è il quarto anno che proponiamo questa nuova dimensione, completamente diversa da quelle precedenti. Ho vissuto i trienni di Teatri Riflessi, il primo triennio dal 2009 al 2011, era la fase di rodaggio, ricordo erano anni bellissimi. Il secondo triennio lo abbiamo fatto ai Benedettini, mentre per l’ edizione 2012- 2015 avevamo deciso di fare diventare il festival biennale. L’ultimo triennio, prima della chiusura, sono stati gli anni della crescita in cui avevamo iniziato con i forum, avevamo ottenuto il riconoscimento internazionale, si era formato il gruppo stabile che lavorava anche ad altre attività collaterali. In seguito si è interrotto il festival e io sono stato assunto a Scenario Pubblico. Qui ho incontrato Valerio Verzin, con il quale abbiamo deciso di ricominciare e realizzare un nuovo triennio, che si è concluso l’anno scorso ma questa volta era ben diverso. I risultati sono stati altissimi. Nel nuovo triennio, 2021- 2024, abbiamo trattato temi legati all’inclusione, all’internalizzazione, alle periferie e abbiamo ottenuto risultati inaspettati , non solo locali. Un esempio è  Kenji Shinohe con “K-A-O”, spettacolo portato in scena a Teatri Riflessi due anni fa, che ad oggi continua a girare l’Italia con14 date in venti giorni, oltre le sessanta che ha fatto l’anno scorso. Per questa nuova edizione, che segna un nuovo triennio, abbiamo preparato 115 eventi, tra spettacoli e incontri, tutto l’anno. Sono tanti, e durante le tre giornate ci saranno trenta spettacoli tutti diversi, vent’otto spettacoli più quelli quelli in concorso. Anche se i fondi non arrivano, anche se dovesse essere solo il concorso, questa edizione, ci siamo detti, ci sarà. – continua Dario D’Agata per me è come se fosse un nuovo inizio. Il concorso – racconta Valerio Verzin – vogliamo salvaguardarlo perchè è lo strumento principale per arrivare al pubblico. Immaginando che non sia la decima ma la prima di un nuovo triennio – aggiunge Dario D’Agata – abbiamo voluto ragionare su un percorso triennale che riprendeva il rapporto tra l’io e l’altro. Abbiamo iniziato a ragionare pensando alle paroledella settima edizione di Teatri Riflessi, pelle, profondità e lava. Ci siamo detti che il primo rapporto con qualcuno, con l’altro, avviene in superficie, che è una superficie osmotica, che è la relazione tra me e l’altro, tra me e lo spazio. In seguito abbiamo deciso di scendere in profondità, toccare le radici, scavare nel nostro profondo, e in questo caso il confronto con l’altro aiuta tanto, per capirci meglio e trovare noi stessi. In quest’ottica la lava è vista come qualcosa di positivo, qualcosa che esce fuori da noi per costruire, non per distruggere. Nell’immaginario è un pò il ciclo millenario dell’Etna, la terra, il magma che si forma dentro la terra e che riesce. La superficie di contatto con l’altro, l’analisi interiore e in fine la costruzione. Nel ragionare nel rapporto con l’altro pensavamo alla membrana come pelle o anche come superficie terrestre, la terra, che non è soltanto un meccanismo chiuso ma in realtà è il primo rapporto che si ha con l’altro. La prima superficie del contatto. Ma “conTatto” assume anche un altro significato ovvero l’ entrare in relazione con qualcuno a noi estraneo, sentirlo e percepirlo, non solo attraverso il mezzo ma soprattutto avere cura delle modalità attraverso le quali questa relazione si instaura. “ConTatto” come primo approccio all’altro e al suo spazio, senza invaderlo. La parola coTatto si lega a tutto ciò che facciamo, a Teatri Riflessi avviciniamo gente comune al teatro e alla danza, attraverso le arti puntiamo a offrire occasioni di socializzazione, e lo facciamo con tatto. Valerio Verzin racconta che – al di là della magia che accade in scena, è bellissimo condividere un momento di socializzazione assistendo alla performance che resta, da tantissimo tempo, uno degli ingredienti chiave della nascita del teatro. Da quest’anno, racconta D’Agata – abbiamo dato maggior risalto alla parola inclusione e coesione sociale, e inizieremo un percorso di lavoro, grazie ad una compagnia toscana, con la disabilità. Per portare in teatro chiunque sia ai margini della fruizione culturale, sia come spettatori che in scena. Tutte queste persone sono oberate dal pensiero del diritto alla sopravvivenza, alla vita di ogni giorno, così dimenticano il diritto all’intrattenimento, al divertimento, alla condivisione culturale e alla socializzazione. Come abbiamo scritto sulla nostra pagina web, a proposito di IterCulture, ci definiamo un centro studi siciliano di ricerca, formazione e promozione per le arti performative contemporanee. Un contenitore composito di promozione delle arti performative e valorizzazione del territorio e delle sue comunità, con intento di promuovere e diffondere lo spettacolo dal vivo e l’esperienza culturale come pratica sociale e di cittadinanza attiva. Siamo cittadini attivi e partecipi, coesi.In un momento storico come quello che stiamo vivendo tutt’oggi, sia a livello storico che politico, è la cosa più importante. A proposito della selezione dei corti, Valerio Verzin racconta che da quest’anno – abbiamo anticipato per motivi diversi, alcuni pragmatici, altri nell’ottica di una crescita. Quest’anno proveremo a fare domanda al Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo, ma vista la scadenza imminente avevamo bisogno di avere la rosa dei semifinalisti prima possibile. Questa è una cosa molto importante – ribadisce Verzin – quando abbiamo iniziato a riprendere in mano il progetto e a ricostruire sia la parte di concorso che quella di comunità, che del concorso usufruisce, l’idea del modello del festival con la programmazione diretta, le strategie imposte anche dal sistema come per esempio il numero di date, lo sbigliettamento, le serate, mi sembrava qualcosa di prestigioso e di elegante. Mi sono accorto invece che per il focus che vogliamo dare, con Teatri Riflessi, riesce a raggiunge più persone possibili restando gratuito. Siamo fuggiti da strategie imposte, anche dal sistema, e siamo riusciti ad avvicinare maggiormente il pubblico, questo ci ha consentito di ottenere molti e importanti risultati, non solo a livello nazionale. Perchè in fondo l’idea di fare un festival con dei prodotti super selezionati, ma che poi vedono solo gli addetti ai lavori, non è Teatri Riflessi. Noi proveremo – precisa D’Agata – sempre di più ad anticipare i tempi, per arrivare entro novembre ad avere i nomi dei partecipanti al concorso dell’edizione successiva, anche nell’ottica dei finanziamenti che vogliamo chiedere. Abbiamo deciso di anticipare perchè volevamo candidarci al Ministero come festival. Ora abbiamo deciso di non farlo, perchè la voce festival al Ministero presuppone per ogni spettacolo un biglietto. La maggior degli spettacoli presenti a Teatri Riflessi sono gratuiti, compresi le pèerformance in piazza, alla Sala Consigliare e nel cortile del Comune. Tranne qualche spettacolo fuori concorso, che sarà a pagamento come a Viagrande Studios o al Teatro, tutti gli altri saranno completamente gratuiti. Non perchè non vadano pagati, ma perchè il nostro festival nasce per avvicinare lo spettatore al teatro, e lo avvicini attraverso la gratuità, poi se è interessato andrà a vedersi gli spettacoli a pagamento. Teatri Riflessi deve essere soprattutto un momento d’incontro. Quest’anno, racconta D’Agata, ci sono pervenute 388 domande, il 57% dall’estero e il 43% dall’Italia. La cosa interessante è che sono aumentate le compagnie di danza italiane, rispetto la scorsa edizione. Sul teatro il valore è rimasto quasi costante, salvo un piccolo aumento, ma fondamentalmente è aumentata la danza italiana. Mentre la danza estera ha riconosciuto Teatri Riflessi sempre di più ed ha fondi per viaggiare dall’estero verso l’Italia, in Italia per l’Italia i fondi non ci sono. Sicuramente, nelle proposte che abbiamo ricevuto, il livello della danza italiana si è molto alzato, e questo ha tolto terreno al teatro italiano. Per Teatri Riflessi 11 vorremmo dedicare una sezione solo al teatro, fuori concorso. Perchè è difficile per la prosa lavorare in 15 minuti, mentre la danza riesce a farlo. Il problema è che nel teatro italiano non c’è mercato per spettacoli teatrali condensati in pochi minuti. Quindi, racconta Verzin, gli spettacoli di prosa italiano che abbiamo scelto sono solo due, perchè erano quelli che ci sembravano più completi. Siamo molto contenti dei riconoscimenti che abbiamo ottenuto, abbiamo diversi progetti in cantiere, sia con Viagrande Studios, con Messina o attività con i ragazzi alle prime esperienze. Abbiamo un sogno- racconta Dario D’Agata – riuscire a sostenere il progetto Teatri Riflessi e riuscire ad avere una stabilità economica soprattutto per i ragazzi che abbiamo formato. Quando nel 2022 abbiamo ripreso il progetto, nessuno di noi pensava di ottenere certi risultati, che quest’anno sono molto alti, sia a livello nazionale che internazionale. Abbiamo raggiunto più obbiettivi di quelli che c’eravamo prefissati e con questa nuova edizione vogliamo ottenere, per il progetto, una maggiore internalizzazione e coesione sociale. Che cosa vorremmo? – rispondono in coro Dario D’Agata e Valerio Verzin che Teatri Riflessi sia sempre di più un occasione per formare giovani del territorio, riuscire a creare posti di lavoro, condividere con loro un mestiere,che parta dalla comunicazione e arrivi all’organizzazione, dando la possibilità di metterlo in pratica. Ci piacerebbe che Teatri Riflessi avesse una stabilità e non fosse in balia dell’incertezza, per dare la possibilità agli artisti, ai tecnici e agli addetti ai lavori di lavorare stabilmente nella propria regione.

Teatri Riflessi, Festival internazionale di danza e teatro contemporanei, organizzato

dall’associazione culturale IterCulture, in collaborazione con il Comune di Zafferana Etnea e il patrocinio della Regione Siciliana, del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana e del DAMS dell’Università di Messina.

Contatti:

comunicazione@iterculture.eu

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