«Settantuno – l’uomo di merda»: quando i fascisti sono anche leoni da tastiera
«Settantuno – l’uomo di merda»: quando i fascisti sono anche leoni da tastiera
Settantuno* L’uomo di merda è andato in scena al Piccolo teatro fonderia grock a Palermo, sabato 16 novembre 2024, con Nello Provenzano per la regia di Riccardo Pisani, una produzione Contestualmente teatro e con il sostegno del Nuovo Teatro Sanità, vincitore del primo bando Guest, di sostegno alla produzione, indetto dal Nuovo Teatro Sanità. La compagnia ha scelto di operare una vera e propria riscrittura drammaturgica, dalla quale però prende le distanze, all’ inizio dello spettacolo, con un messaggio rivolto al pubblico che introduce alla brutalità dei contenuti. In un mondo soggiogato alla tecnologia, dove ognuno si sente libero di essere quello che realmente è purchè nascosto dietro lo schermo di un computer, lo spettacolo vede un solo attore in scena e ambienta la pièce al quarto piano di un quartiere multietnico di Napoli, ma potrebbe essere ovunque. Flavio, (Flaviano sui social) è lo stereotipo di un’ Italia soggiogata al potere dell’ignoranza che va a braccetto con il razzismo, il fascismo e l’omofobia.
Con un acutissima operazione di riscrittura drammaturgica, Contestualmente teatro riesce ad accendere i riflettori sul fenomeno dei leoni da tastiera, l’uomo di merda ovvero il settantuno della smorfia napoletana, trattando quest’argomento dal punto di vista del carnefice. Uno spettacolo intelligentissimo, acutissimo, calato completamente nel contemporaneo, che racconta e ispira il pubblico che si trova spiazzato e impotente, a tratti confuso, non sa se ridere o indignarsi contro l’attore, che non è altro che il riflesso del nostro tempo, della nostra italietta schiacciata dagli abusi del potere.
Nello Provenzano, interpreta un uomo sulla quarantina che vive ancora con la madre. Razzista, omofobo e maschilista, il personaggio dà sfogo alla sua ira e frustrazione nascosto dietro un profilo on line, del quale non mostra mai il vero volto e sotto pseudonimo, incarna molte istanze che, mai come adesso, hanno preso piede in Italia, complice un governo che produce odio e distanze. Il personaggio non è un uomo d’azione ma al contrario uno dei tanti insospettabili che quotidianamente conduce una vita apparentemente normale e abitudinaria. Fomentato principalmente dal Mein kampf e dal libro di Vannacci, Flaviano è uno spaccone che in casa sfoga tutte le sue frustrazioni mentre al di fuori del suo spazio sicuro, diventa un personaggio anonimo e potenzialmente sottomesso, il più pericoloso perchè incita all’odio senza mai fisicamente prenderne parte. L’attore riesce ad arrivare allo stomaco, alla testa e al cuore del suo pubblico rompendo la quarta parete, con le parole e con i gesti. Il personaggio si mostra per quello che è, in tutta la sua splendente e reale crudeltà, un uomo di merda che potrebbe benissimo essere il nostro vicino di casa, il nostro più caro amico, un collega o il pubblico a teatro. l’ uomo di merda è attorno a noi o forse siamo proprio noi, in qualche modo, riflettiamo sulle nostre azioni, sui nostri pensieri, sulle nostre vite. Spiazzati e inermi non possiamo fare nulla se non osservare l’evolversi del racconto, perchè in fondo […] vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire. Non c’è soluzione finale, nessun lieto fine, in Settantuno, ovvero l’uomo di merda ci troviamo faccia a faccia con la realtà, che possiamo accettare o meno, fuggire o restare, guardarla in faccia o voltarci. Lo spettacolo è un continuo bombardamento verso lo spettatore che non ha armi per difendersi. L’uomo di merda ci insegna a convivere con molti settantuno, e in parte anche noi stessi. Perché probabilmente ognuno di noi, anche se in minima parte, lo è stato. È stato un settantuno, un uomo di merda, perché in fondo siamo tutti figli di questa cultura capitalistica, patriarcale, misogena, razzista e classista che da anni partorisce sia vittime e carnefici.
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