Una «Cartolina» per Erminia Barca
«Il volto severo di una giovane donna, di appena venticinque anni,
con sottili rughe intorno agli occhi,
con una manciata di efelidi che giocano sul suo viso
punteggiandolo di vanità e di piccoli segni identificativi,
di una bellezza lontana dallo svanire,
mi appare.»
Anni e anni di scrittura e infine, nel 2021, un romanzo, «Le parole di mia madre», che ha segnato una svolta nella produzione di Erminia Barca. La scrittrice calabrese, che dirige in associazione con altre donne “La biblioteca di Casali del Manco” (CS), è da tempo molta attiva con racconti, poesie e articoli vari. Cimentandosi con la narrazione lunga ha ricavato dai ricordi di vicende familiari e sociali della sua comunità di appartenenza – Pedace, piccolo paese alle pendici della Magna Sila – un romanzo corale. Con “Le parole di mia madre” ha voluto rendere omaggio a un intero mondo, a rischio di scomparsa, sconquassato dall’irruzione del moderno iperconsumo. Passato il periodo del covid che ha ispirato alla scrittrice scritti di vario genere, Erminia Barca è tornata alla forma più consona alla sua scrittura, il romanzo, con “Postcard” (pp.196, euro 15, 2025), anche questo pubblicato dall’editore cosentino ilfilorosso nella meritevole collana Novellando. E, come il precedente, anche questo lavoro intreccia le vicende della sua famiglia – protagonisti i nonni – inserendole in un quadro di rappresentazioni antropologiche e storiche più ampio, comprendente usi, costumi, tradizioni e modi di vita di un mondo ben diverso dall’attuale. Si intuisce dopo poche pagine di lettura la forte formazione storica da cui parte la scrittrice/studiosa per circoscrivere la vicenda principale. In questo caso l’occasione è data da una cartolina, una “postcard” appunto, da cui scaturisce tutta la sua narrazione. L’autrice stessa scrive che il romanzo “Nasce da un lungo processo di elaborazione sentimentale legata alla figura di mia nonna precocemente morta all’età di ventisei anni lasciando come unico dono sua figlia. Alla rielaborazione sentimentale è seguita un ricostruzione sociale e storica del periodo nel quale lei è vissuta.” Postcard” narra un grande amore sbocciato nella campagna calabrese. Antonietta e Giovanni vivono nell’intimità di una casa modesta ma costruita con il cuore, sfidano povertà e consuetudini arcaiche: le donne siano silenti. La scrittrice calabrese vuole ridare dignità alle donne del passato e rendere omaggio alle proprie radici, familiari e comunitarie. Ritrovare una cartolina ingiallita dal tempo è stato l’espediente narrativo che ha permesso, dunque, alla Barca di costruire il romanzo. “ Aveva pensato di salvare con una foto ricordo quel loro tempo da innamorati (…) E fu così che Antonietta, attraverso una cartolina, intendeva lasciare una testimonianza di loro innamorati e felici.” Attorno alla “Postcard”, come una spirale, è cresciuta un’ampia messe di informazioni storiche e antropologiche che consentono al lettore curioso del passato di entrare nel mondo di una comunità anteguerra, fatto di povertà e di solidarietà, di gioie ma anche di dolori, comunque vero, segnato dall’autenticità, non snaturato dall’ipocrisia e dai falsi rapporti sociali di oggi. La “cartolina”, che avrebbe dovuto essere spedita a uno zio emigrato nelle Americhe per comunicare la felicità dei futuri sposi, è rimasta conservata per decenni in un cassetto. Scovata dall’autrice, se tutto fosse andato come sognato, ci avrebbe raccontato di una serena storia d’amore. Purtroppo la morte precoce della giovane sposa lascia un profondo dolore nella famiglia e nella comunità. Al momento del parto Antonietta muore senza poter vedere crescere mai sua figlia, la madre della scrittrice. Madre senza madre, nipote senza nonna, il trauma deve essere sanato con la scrittura. Sull’esile filo di pochi ricordi si dipana la matassa del romanzo che si accresce grazie, soprattutto, alla memoria collettiva che intesse i fili di un intenso amore con le attese emancipative di una Calabria all’apparenza immutabile. “Il cuore del romanzo batte all’unisono interrogandosi sulle finalità intrinseche della vita e della morte. Il romanzo volutamente abbandona il dato personale per rifugiarsi in uno più ampio e universale. Tant’è che nella narrazione confluiranno i destini di tante donne e di tanti uomini. Conseguentemente il respiro narrativo si dilata su temi storici, sociali e antropologici”.