Alle radici della fantascienza italiana con Lino Aldani

Alle radici della fantascienza italiana con Lino Aldani

«Aldani – scrive Carmine Treanni – resta senza dubbio il più importante esponente della fantascienza italiana, uno scrittore che ha saputo raccontare il suo personale mondo poetico, che ha trasceso a sua volta i meccanismi della letteratura fantastica e fantascientifica per parlare all’uomo e dell’uomo, della sua esistenza, del suo ruolo (o non ruolo) in una società che è sempre più alienante e che lo rende in qualche modo schiavo di se stesso.» Il 2024 per “Urania” si è concluso con uno straordinario “Millemondi”. Il n. 100 (Lino Aldani, La casa femmina e altri racconti, pp.528, Mondadori, 8,90) è interamente dedicato al pavese di San Cipriano Po (1926-2009), prolifico scrittore di saggi e narrativa che ha lasciato una lunga traccia nella letteratura di genere non solo italiana. Ci ricorda ancora Treanni nella “Prefazione” (Lino Aldani, le radici della fantascienza italiana) che fra i ’70 e i ’90 uscirono tra USA e GB tre importanti raccolte dei migliori racconti di autori mondiali, « ebbene in tutte e tre c’è un racconto di Lino Aldani e per due fatti incontestabili: era il più importante autore italiano di fantascienza e il più tradotto all’estero ». Impossibile dar conto di tutta la sua sua produzione in un solo libro, pur di mole notevole come questo. Ce lo ricorda nella “Introduzione” Franco Forte, il responsabile editoriale della rivista. «Cullavo da tempo il sogno di pubblicare una raccolta di tutta l’opera di Lino, ma mi rendo conto che sarebbe un’impresa impossibile: ha scritto davvero tantissime opere di valore, e raccoglierle tutte sarebbe un’impresa titanica, soprattutto per Urania, a cui manca un contenitore adatto a contenerle tutte». E allora accontentiamoci e immergiamoci nel mondo fantastico di Aldani. Le ventotto opere sono state selezionate secondo il gusto personale dei curatori e vanno dal 1960 al 2003 rappresentando comunque bene questo scrittore “schivo e modesto”, che va conosciuto soprattutto dalle generazioni più giovani. A tal proposito è utilissima la “Prefazione” di Treanni che ripercorre la storia letteraria dello scrittore lombardo. Ad arricchire il tutto c’è ad inizio di ogni racconto una piccola introduzione in cui l’autore stesso ne spiega la genesi. Nel 1963 esce un suo piccolo capolavoro su cui Aldani scriverà: « “Buonanotte Sofia” è il racconto che pur non essendo il mio preferito è quello che più di ogni altro ha contribuito a spianarmi la strada dei riconoscimenti e del successo (…) ma ancora oggi, a più di quarant’anni di distanza, può presentare i suoi titoli di attualità, la sua accorata denuncia contro un mondo ubriaco che sta annegando nella palude del virtuale ». Anche solo per questo racconto vale la pena acquistare l’antologia aldaniana. Non abbiano timore allora i lettori mainstream a recarsi in edicola per la rivista “Urania”. Le opere di Aldani spesso travalicano la mera fantascienza per descrivere in modo realistico il nostro tormentato mondo. A tal proposito ad alcune critiche dei “puristi” della fantascienza per un suo racconto pubblicato nel 1976 dalla rivista “Robot” egli rispose che « L’estrapolazione fantastica può anche limitarsi al minimo senza per questo dover ricadere nella narrativa realista ». Cosa c’è di meglio per il buon lettore per iniziare l’anno nuovo?

P.S.

E siccome non vi basteranno i racconti recuperate i romanzi. Cercate il capolavoro “Quando le radici”, e poi almeno “Eclissi 2000” e “Febbre di luna”.

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