Si è tenuta sabato 7 giugno, nella sede di via Gulli, la conferenza stampa di presentazione della prossima rassegna teatrale del Teatro del Canovaccio che, per la stagione 25/26, è stata denominata Fragori.
Fragori perché i sette spettacoli che sono stati scelti per il cartellone faranno rumore. Il proposito degli organizzatori è quello di rimanere fedeli alla filosofia che dalla sua fondazione accompagna la famiglia del Canovaccio.
L’associazione, fondata nel gennaio 2002 per iniziativa di Rosario Pizzuto e Salvo Musumeci ai quali, nello stesso anno, si sono uniti anche Eliana Esposito e Giuseppe Calaciura, oggi si è arricchita del supporto di Filippo Trepepi e Loriana Rosto, Francesco Bernava e Alice Sgroi, Valeria La Bua e Davide A. Toscano che, grazie alla collaborazione con gruppi storici e nuovi (Mezzaria, Teras teatro, e da quest’anno Babele Teatro), costituiscono la base consolidata e la forza di questa realtà culturale catanese.
L’ obiettivo è sempre quello di mettere in scena testi inediti o poco frequentati di autori contemporanei o sconosciuti, o anche qualche testo conosciuto, ma in maniera innovativa, fresca, originale.
Dopo i successi della stagione passata in cui molti degli spettacoli previsti sono andati sold out e si sono dovute aggiungere nuove repliche, anche quest’anno le proposte sono talmente originali a varie per argomento e genere che sono già destinate a farsi sentire, anzi a fare Fragore
Si comincerà a Novembre (7,8,9) con Elisabetta e Limone di Juan Rodolfo Wilcock, regia di Tino Caspanello, con Cinzia Muscolino e Stefano Cutrupi, produzione Teatro dei 3 mestieri.
Una riflessione sulla solitudine. Elisabetta si è chiusa in casa, la sua vita è ormai davanti a se stessa, davanti a simulacri ai quali rivolgere preghiere o accompagnata da gatti da legare perché non scappino via, come il tempo. Limone è fuggito da un prigione che lo segregava ingiustamente per un sogno sbagliato. E quando si incontrano, nasce la paura, che si trasforma in odio, poi in rassegnazione, e ancora in curiosità, per diventare infine accettazione dell’altro, quotidiana incondizionata.
A Dicembre (12, 13 e 14) che è il mese della magia per antonomasia, assisteremo a uno spettacolo che si impernia proprio sulla poesia dei giocattoli e sui sentimenti: Cuori, lettera di bambola e lettera del soldato, di Barbara Nativi con Francesco Bernava e Alice Sgroi per la regia di Nicola Alberto Orofino, produzione Mezzaria Teatro.
Uno spettacolo che esplora le emozioni e le dinamiche complesse dell’amore attraverso le lettere scritte da due personaggi: una ballerina del carillon e un soldatino di stagno. La ballerina, con la sua grazia e fragilità, esprime il suo amore e la sua devozione al soldatino attraverso lettere piene di sentimento e riflessioni profonde. Il soldatino, nonostante la sua condizione fisica e le difficoltà che affronta, risponde con altrettanta passione e sincerità.
Un viaggio emozionante nel cuore umano, che invita il pubblico a riflettere sulla natura dell’amore e sulla forza dei legami affettivi.
Nel mese di gennaio (16,17 e 18) sarà la volta di un testo scritto da uno dei fondatori, Salvo Musumeci: Willy boy un affare serio. Sul palco Giammarco Arcadipane, Eva Pafumi, Vittoria Scuderi, Concetto Venti, Giovanni Zuccarello. Adattamento e regia Rosario Minardi.
Una commedia onirica che sembra ispirata direttamente ad un famoso romanzo di Alberto Moravia. E’ la crisi degli… anta del gran seduttore Paolo De Frullo. Paolo non riesce più a trovare i giusti stimoli per portare avanti la sua vita tutta votata maniacalmente al sesso. Il confronto con l’amico pscico-analista Ciccio e col padre Walter non lo aiutano per niente. Anzi, lo buttano ancor più giù in depressione. Non si riconosce più. Si risveglia il giorno dopo con strane sensazioni, col nuovo risveglio deve prendere rapidamente coscienza d’essere piuttosto cambiato, nel corso della notte… poi, guardandosi allo specchio, scopre di essersi trasformato…

Un monologo intimo e potente, che porta in scena l’infanzia interrotta, la forza delle donne e il diritto alla felicità. Una scintilla che diventa fuoco e si fa viva memoria.
Ad aprile (17,18,19) vedremo L’uomo invaso tratto da un testo di Gesualdo Bufalino adattamento e regia di Alessandro Romano. In scena lo stesso Alessandro Romano, suoni e chitarre Andrea Iozzia.
Nel mettere in scena il breve racconto de “ l’uomo invaso” non si può non partire da una delle immagini determinanti della poetica Bufaliniana, ovvero il pupo. E cosi Vincenzino La Grua, protagonista assoluto del testo che sentendosi un angelo serafino ne racconta la genesi in maniera grottesca e surreale, altro non è che un pupo, che si muove agito e doppiato da un misterioso dio/puparo nel teatrale palcoscenico della vita. La sua lucida pazzia altro non è che un rifugio dove eclissarsi e dove forse morire in pace. Il tema infatti unitario che lega tutti i racconti della raccolta “l’uomo invaso” è la vita: spaventosa illusione, misteriosa e carica di tagliente ironia.
A chiudere la rassegna, a maggio (15,16 e 17) una seconda regia di Rosario Minardi che curerà un testo di Edoardo Erba che si preannuncia già potente: Senza Hitler, con Lydia Giordano, Luana Toscano, Concetto Venti e lo stesso Minardi. Produzione Teatro del Canovaccio.
Edoardo Erba immagina una dimensione parallela agli eventi storici accaduti realmente. Inverte la storia. Hitler viene promosso all’esame dell’Accademia e realizza il sogno della sua giovinezza, diventare pittore. Siamo in un immaginario 1950, nel quale Stoccolma è la capitale politica e culturale d’Europa. In aperto contrasto con la politica che si svolge invece in Germania, nel suo paese d’origine. A sessant’anni, quando il pittore Hitler sta per emergere dall’anonimato, dopo una vita di frustrazioni artistiche, viene intervistato da una certa Anne, una giornalista tedesca del Frankfurten Zeitung. Ne emergerà la personalità del pittore che ha sviluppato dentro di sé le stesse fobie e le stesse idee mostruose che egli ha consegnato alla storia…
Ci aspettiamo veri Fragori in tutti i sensi.
Foto di Dino Stornello