FRINGE FESTIVAL 2024, uniti per il teatro, se “l’impossibile non è per sempre”.

Si è conclusa domenica 27 ottobre la terza edizione del Catania OFF Fringe Festival, organizzato da Francesca Vitale e Renato Lombardo.

Cos’è il Fringe festival? come lo possiamo definire? La risposta, che semplice non è, ci viene data dal manifesto di apertura nel sito dedicato.

Una festa del teatro (OFF),  delle arti performative e delle e dell’arte contemporanea, una vetrina per artisti e compagnie indipendenti, un momento di scambio e contaminazione, è una manifestazione in perenne movimento e cambiamento che ormai la città conosce e apprezza da tre anni perché la città è protagonista di questo evento che la coinvolge in varie forme, in vari quartieri e in molte realtà culturali e non.

Volendo rendere omaggio a Marco Polo, di cui quest’anno ricorre il settecentesimo anniversario dalla morte, il fil rouge del Fringe 2024 è stato quello del viaggio. Un viaggio per stringere contatti nel  mondo, condividere esperienze, culture e sogni, mettere in moto quel meccanismo di esaltazione della bellezza che porti a raggiungere un alto livello di FIL, felicità interna lorda, come recita lo slogan della manifestazione.

La prima sezione dell’evento, l’OFF dell’OFF,  ha preso il via il primo di ottobre e ha coinvolto quasi tutti i quartieri e municipi della città con spettacoli, dibattiti, concerti,  presentazioni di libri in spazi non convenzionali: dalle scuole (di vario ordine e grado) ad associazioni territoriali, proponendo laboratori, incontri e progetti speciali, con il coinvolgimento diretto di oltre duecento studenti.

Il 16 sera una inaugurazione spumeggiante  -presso il Teatro Sangiorgi, in presenza delle autorità della Città Metropolitana e di un vastissimo pubblico-   ha visto sul palcoscenico gli organizzatori  in veste di presentatori che hanno illustrato gli spettacoli di questa edizione e i partner (14) che hanno offerto le loro sale e i loro spazi per la messa in scena di 59 spettacoli in 236 repliche.

L’offerta è stata quanto mai ampia e varia. Ci sono stati spettacoli di prosa cabaret, di drammaturgia contemporanea, clownerie e teatro fisico, teatro danza e monologhi, danza vera e propria, circo contemporaneo e teatro canzone.

Inutile dire che è impossibile seguirli tutti, malgrado l’avvicendamento di orari e date, ma seguendo un po’ l’istinto e un po’ il passaparola che in questo caso è ciò che funziona meglio,  abbiamo fatto delle scelte. Nella prima settimana e nella seconda.

La compagnia 044 Mime Company, proveniente dall’Ucraina, ci ha offerto News, una pantomima dove tre attori riflettono, con una gestualità carica di riferimenti emblematici, sull’importanza e sull’influenza dell’informazione e dei cambiamenti nelle relazioni tra i personaggi, a causa delle notizie che ogni giorno ci bombardano. News sono fisicamente i newspapers, giornali di carta che, con un gioco comico e atletico molto accattivante, diventano oggetti nuovi ma anche allegorie con riferimenti altri, da decodificare e comprendere aiutati dalle musiche che accompagnano i 50 minuti della performance.

Alla Sala Verde del centro culturale Zo abbiamo visto Bianco, una pièce tratta dal testo Art di Yasmina Reza, per la regia di Sergio Campisi con tre giovanissimi attori -come si dice? giovani promesse?- del più fresco patrimonio catanese: Amedeo Amoroso, Salvatore Gabriel Intorre, Anthony Foti e la straordinaria partecipazione di Liliana Biglio e Margherita Malerba.

Una riflessione sul valore dell’amicizia, sullo scontro di personalità totalmente differenti, sul radicale bisogno di conferme che ognuno di noi costantemente manifesta. Tre amici si scontrano intorno ad un motivo davvero futile, l’acquisto di una tela bianca, completamente bianca, che provoca un litigio che diventa un feroce detonatore di tensioni represse ma mai superate.  Nella reinterpretazione del regista Sergio Campisi, anche grazie a semplici elementi di scenografia ed effetti di luce, questa vicenda si articola su alcuni passaggi che riguardano i tre personaggi con le loro storie pregresse e personalità antitetiche ma complementari. Dai loro dialoghi emergono temi e riflessioni di valore universale messi in luce dalla vivace e convincente interpretazione dei tre giovani attori.

Di natura totalmente diversa lo spettacolo di teatro-danza The Sensemaker, della compagnia Woman’s move. Il titolo ci spiega già che ci troveremo di fronte ad una suggestione comunicativa basata sui sensi e sul movimento. In scena una performer, Elsa Couvreur, che ci racconta, con la grazia di una danzatrice e di un mimo al femminile,  una delle tante malattie dei nostri tempi: la totale dipendenza da sistemi di comunicazione tecnologica che ci trasformano in  automi che ci chiedono di dichiarare di non essere dei robot o di inserire codici o di memorizzare pin, password, sequenze numeriche e tutta una serie di sistemi alienanti e aberranti. La ragazza malcapitata che cerca di avviare una comunicazione telefonica con un call center arriverà alla estrema conseguenza, paradossale certo, di ballare e addirittura spogliarsi nuda per non perdere la priorità acquisita. Abbiamo riso con le lacrime riconoscendoci in ossessioni e fobie  vissute quotidianamente.

Un altro esempio di teatro fisico ce lo ha offerto Sara Lisanti, per la seconda volta presente al  Catania Fringe dopo la performance Muta-morfosi presentata lo scorso anno.  Alla Sala Di Martino questa volta ci ha proposto A RH +. Si tratta di una esibizione nella quale è protagonista il corpo di una atleta, trapezista di formazione, che offre tutta la sua scolpita fisicità per costruire un breve percorso dove la narrazione è fatta di muscoli, di pelle, di corde  (cor, cordis dal latino, cioè cuore ma anche corda, legami) che stringono, di un cuore (di maiale) strapazzato, bucato, bruciato, cucito, come metafora di esistenze dolorose. A RH positivo è il simbolo di uno dei gruppi sanguigni perché è il sangue il mezzo ultimo, il gesto estremo, con cui si suggella un giuramento: AMAI,  A MAI. Ho amato, adesso basta, mai più, mai più allo stesso modo.  Una sensazione molto forte, a tratti disturbante ma anche consolatoria, quella che Sara Lisanti ci ha letteralmente scagliato addosso, ma con dolcezza.

Il Fringe ha il merito di ricordarci anche che il teatro ci  può regalare  poesia intensa ed emozione quando è capace di creare empatia. Lo ha fatto, con tenerezza e allegria  Andrea Barello con il suo Tonight, storia di un clown che voleva essere amato (visto da Zo). Un clown “romantico e a volte un po’ monello”, con il linguaggio di una forma d’arte che sta a metà tra la mimica e il fumetto, ha raccontato una storia delicata e surreale. La storia di un uomo maturo che invita a casa sua delle donne in cerca del vero amore ricambiato. Barello è bravo nel suo gesticolare e alludere anche solo con il movimento di un sopracciglio ed è bravo nel coinvolgere il pubblico in un gioco di relazione e condivisione che lascia, alla fine dei cinquanta minuti della performance, una certa consolazione.

Se toccasse a noi scegliere un vincitore o assegnare una menzione speciale la nostra preferenza andrebbe al monologo Boxeur, interpretato da Stefano Pietro Detassis, scritto e diretto da Maura Pettorusso. Molte sono le ragioni di questa scelta. La prima, la più ovvia, riguarda il forte impatto emotivo che l’attore in scena suscita nello spettatore. Si tratta di una forma di teatro di parola che narra la vicenda di un incontro di boxe organizzato nel 1946 a Parigi tra Victor  Young Perez e Eugenio Smit Lorenzoni. Una storia vera che riceve il dono del racconto e della trasposizione per immagini  grazie a due lunghi flashback che recuperano entrambe le storie personali dei due pugili prima di arrivare allo scontro. Sono due storie di riscatto e lotta sociale e civile, di due perseguitati dalla vita e dalla politica; uno ebreo durante il regime nazista che, in un campo di lavoro, si salva grazie alla boxe, e l’altro un operaio comunista, emigrato dall’Italia che trova il suo riscatto personale nella boxe.  E arriviamo, così, alla vera ragione per cui questo spettacolo ci è rimasto dentro: la struttura narrativa, che la regista ha dato al racconto, è così  ricca di  suggestioni fortemente evocative (anche per il sapiente uso di inserti musicali, compreso l’Inno dell’Internazionale)  da risucchiare lo spettatore lì sul palco insieme a Detassis che si esibisce con un potenza recitativa e una forza fisica da vero boxeur. Rubando a Mohamed Alì la celebre frase “l’impossibile non è per sempre”, il messaggio che questa davvero bella rilettura di due biografie ormai dimenticate, è così vero, così utopico da lasciarci un brivido e il desiderio di alimentare un sogno.

Con questo messaggio ed augurio la manifestazione si congeda dalla città di Catania che, ormai, ha imparato ad apprezzarla e aspetta, già, la quarta edizione.

I riconoscimenti attribuiti agli spettacoli sono stati i seguenti:

Palco Off a  L’Italica Madre,  Capinera,  L’Amor che (Non) Move il Sole

Retablo ETS a – CreaturaMia,  Perció Veniamo Bene Nelle Fotografie

In Arte a T.O.M. The Old Man

Zō Centro Culture Contemporanee a News

Rassegna ‘A Moontagna Fest a Tonight! Storia di un Clown che Voleva Essere Amato

Teatro Stabile Mascalucia a CreaturaMia

Il Mondo Che Si Muove Festival a È la Fine!

Festival Off d’Avignon a Boxeur

Hollywood Fringe a No

International Fringe Encore Series (Soho Playhouse, NYC) a I0//ODIO

Prague Fringe a Radici

Stockholm Fringe a Perciò Veniamo Bene Nelle Fotografie

Thessaloniki Fringe a Vite Binarie

Staff’s Choice a  Artigiano Teatrante (Beppe Allocca e Ettore Nostri),  Antonio Anzilotti Di Nitto

Spirit of the Fringe a  Morfeo Company,  044 Mime Company

F.I.L. Lo Studente In Giuria a Futti Futtitinni Ma Non Ti Fari Futtiri

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