Estate, mare, turismo, luoghi di bellezza unica al mondo e cultura. Sicilia della natura e dei miti, della letteratura e dell’arte. Tradizione e riscoperta, parchi letterari e studi antropologici.

Si può coniugare tutto questo immaginando, progettando, realizzando un’iniziativa che coinvolga i visitatori occasionali, i turisti affascinati, gli operatori del settore o semplicemente i curiosi di ogni novità. Si può fare ed è stato fatto, un pomeriggio torrido di luglio ad Acitrezza, il paese che un tempo fu borgo di pescatori e ora meta di happy hour e aperitivi.

La Pro Loco, insieme ad un gruppo di artisti e alle giovani guide turistiche, ha proposto un mini tour tra mare e letteratura in battello, sulla costa che va da Acitrezza ad Acicastello, la Riviera dei Ciclopi,  passando  in mezzo ai Faraglioni e all’Isola Lachea, facendo sosta sotto il Castello Normanno, luoghi questi che da soli evocano miti lontanissimi che raccontano di Ciclopi e di eroi, di divinità e di ninfe, di pastori innamorati, di grandi imperatori e di misteri, di fantasmi e di pescatori, i poveri pescatori raccontati da Giovanni Verga nel primo romanzo del Ciclo dei Vinti: I Malavoglia.

Proprio sotto l’imponente Castello Normanno il battello si è fermato e ha preso il via, lì fra gli scogli neri di lava e la risacca dell’onda lunga dello Jonio, una drammatizzazione del romanzo. Le attrici Rita Stivale, Sabrina Tellico, Carmela Silvia Sanfilippo, come fossero uscite dal romanzo, le gonne nere, il grembiule alla vita, le lenzuola e il telaio in mano, hanno cominciato a recitare:

“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poichè da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron ’Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla” …

Le loro voci potenti e timbrate, lo sguardo perso a scrutare le onde, la gestualità che accompagna la parola del Verga, la credibilità di una lieve intonazione dialettale -il dialetto siciliano che lo scrittore catanese dovette “ammaestrare” per rendere comprensibile la vicenda  anche fuori dalla Sicilia, scegliendo di tradurre il lessico ma non la sintassi, di restare fedele ai proverbi del popolo, eclissandosi nella narrazione- una totale immedesimazione e lo scenario unico, regalo di madre-natura,  al tramonto, hanno permesso una rappresentazione davvero unica che ha restituito un’emozione non solo fortissima ma totalizzante.

Da tempo, sempre su organizzazione della Pro loco, le tre attrici  propongono letture animate davanti alla casa del Nespolo per i turisti e per le scolaresche, ma questo viaggio immersivo sul mare, in quel mare dove si narra che morì Bastianazzo, dove si sfracellò la Provvidenza, dove Verga trasse la metafora dell’ideale dell’ostrica per dimostrare la sua tesi dell’impossibilità del progresso, ecco questo momento ha suggellato un fascino indimenticabile. Perfino il turista olandese che cercava di masticare qualche parola di italiano è rimasto colpito e  commosso.

A sottolineare il momento evocativo si è aggiunta la presenza del musicista Antonio Grasso che ha presentato e suonato uno strumento musicale fra i più antichi mai usati dall’uomo perché regalo della natura: la brogna, una conchiglia univalve, smussata all’apice, usata un tempo dai pastori come tromba per richiamare gli armenti e dai pescatori per segnalare la loro presenza. Il suono ancestrale, cupo e lungo di questo strumento ha accompagnato momenti della navigazione e introdotto la drammatizzazione.

E’ così che succede quando ci si mette di mezzo il teatro, succede che lo scenario di per sé meraviglioso, anche senza sipario e senza palcoscenico, dà forma alle emozioni, riempie di contenuti i sentimenti, regala catarsi e sollievo, affascina.

Tornati sulla “terraferma” il tour si è concluso alla Casa del Nespolo con un aperitivo con il cibo dei poveri,  a base di (ovviamente) lupini e la visita alla casa-museo che ha il pregio di custodire ed esporre arredi e oggetti d’epoca che furono usati per il film La terra trema di Luchino Visconti.

L’iniziativa si ripeterà su prenotazione al n.  3294431416

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