IL DIO DEI PUPPI E’ GRANDE E TI PUNISCE, di Alessandro Motta e Dario Accolla, Villaggio Maori Edizioni

Quando si ha un’urgenza da esprimere, un’esigenza sociale, una riflessione forte da comunicare si possono scegliere strade diverse. Si può scegliere una formula neutra, argomentativa, filosofica; si può scegliere un’invettiva livorosa e rabbiosa, si può scegliere la sintesi estrema di un aforisma. Oppure si può scegliere la modalità più intelligente (e per questo rara) dell’ironia, strumento di comunicazione assai efficace perché indiretto ma pungente, sottile e penetrante. Ce lo hanno insegnato i grandi autori latini: “castigat ridendo mores”. Ridendo si può denunciare, ci si può indignare, si può informare, raccontare, svelare pregiudizi, riscattare verità e ribaltare condanne.

E’ esattamente questa la cifra narrativa che hanno scelto Alessandro Motta e Dario Accolla per il loro libro Il dio dei puppi è grande e ti punisce, scritto e pubblicato nel 2025 da Villaggio Maori Edizioni.

Per darne una definizione lineare potremmo dire che si tratta di un’opera che mescola narrativa e saggistica per esplorare temi legati all’identità queer e alla critica sociale.

Ma il breve testo dal titolo così dissacratorio e, volutamente, provocatorio è molto di più.

Cosa sia esattamente lo dicono gli stessi autori in conclusione dei capitoli che, mentre ricostruiscono una storia, alleggeriscono il racconto della condanna e dell’isolamento, del pregiudizio e dell’ipocrisia legata all’affermazione e all’accettazione (orribile termine, ma necessario) dell’essere omosessuale. “Questo testo è giunto alla conclusione. Questo è il sacro testo del dio dei puppi. Va e diffondi il verbo. Ma con un’accortezza! Nulla è scritto sulla pietra, figuriamoci queste pagine, che sono state scritte, al massimo sulla cipria.”

Già. Il dio dei puppi. Alessandro Motta e Dario Accolla hanno scelto un punto di vista assolutamente dissacratorio. Hanno cercato una strada che susciti l’attenzione e sicuramente hanno ottenuto lo scopo. I perbenisti storceranno il naso, qualcun altro no. Il testo introduce due divinità contrapposte: il “dio degli etero”, rappresentante del patriarcato e dell’eteronormatività, e il “dio dei puppi”, una figura ironica e liberatoria che incarna l’autodeterminazione e la fluidità identitaria. Il termine “puppi”, originariamente dispregiativo nel dialetto siciliano, viene qui liberato da quell’etichetta volgare di condanna e derisione con cui viene sempre usato per offendere e denigrare e diventa una definizione affermata con orgoglio da tutta la comunità LGBTQIA+.​

In modo particolare, gli autori ci raccontano la genesi e le motivazioni da cui nacque il primo Pride e come lo si debba intendere come una manifestazione necessaria per “celebrare la visibilità” e per tentare di superare le sacche di resistenza al rispetto, giuridico, sociale e personale, verso le differenze. “Per secoli siamo stati come ci hanno obbligato ad essere: invisibili”. E’ importante, oggi più che mai,  che nella nostra stessa Europa alcuni stati stanno tentando di proibire i pride,  affermare la necessità di questa festa della liberazione che è un corteo pacifico e gioioso che ha il significato profondo di manifestare un modo di essere “diverso” dalla cosiddetta normalità.

Attraverso un linguaggio che alterna ironia e serietà, gli autori affrontano temi come la maschilità tossica, la necessità del coming out, la costruzione di un’identità collettiva e l’importanza di una sessualità libera e consapevole. Il libro si propone di smantellare le strutture oppressive del sistema cis-etero-patriarcale, offrendo spunti di riflessione per una società più inclusiva.

E’ passato molto più di un secolo da quando Oscar Wilde, imprigionato per il reato di “gross indecency“, scrisse il suo De Profundis, e la compianta Michela Murgia nel suo God save the queer ha recentemente espresso una riflessione su una semplice condizione dell’essere tentando di riscattare altre modalità della famiglia diverse dalla cosiddetta tradizionale . Ma questo mondo continua a criminalizzare e giudicare. E allora, ben venga l’ironia, il sarcasmo, la dissacrazione se si può dare anche solo un piccolo contributo alla causa.

Ma Il dio dei puppi è grande e ti punisce offre anche una riflessione politica decisamente pertinente sull’origine  del pregiudizio che è lo stesso principio fondamentalista con cui si tratta la donna, da secoli. Il patriarcato con le sue leggi detta le regole della discriminazione di genere. “Esistono solo maschi e femmine, obbligatoriamente cisgender. L’uomo è forte, la donna è fragile…” questo orientamento dominante procede con una continua serie di applicazioni come il proibizionismo in merito di interruzione di gravidanza che le destre estremiste e radicali stanno portando avanti in molti paesi, non integralisti ed islamici, ma europei.

Forse il dio dei puppi potrebbe aiutare a proteggere anche le donne, anche gli emarginati, anche i senza-tetto, anche le donne abusate, escluse, anche chiunque voglia affermare il diritto di pensare con la propria testa.

Mentre ci insegna il significato della figura di un’icona gay, mentre ci ricorda momenti focali della storia recente, mentre ci fa divertire coi dialoghi tra personaggi allegorici, come Anastasia, Priscilla, Amanda.., Il dio dei puppi rimane  un libro provocatorio e stimolante che invita a ripensare le norme sociali e culturali attraverso una lente pungente ma volta soltanto alla critica costruttiva.

È una lettura consigliata a chiunque sia interessato a tematiche di genere, identità e trasformazione sociale, o soltanto al libero pensiero

Sull’aspetto formale possiamo dire che Motta e Accolla, utilizzano uno stile che fonde elementi narrativi e saggistici, rendendo il testo accessibile e coinvolgente. La prefazione è affidata a Mariano Gallo, noto come Priscilla, che aggiunge ulteriore valore all’opera.

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