Manifesto / ARTISTI contro le guerre, contro il genocidio a Gaza. Per la pace. Per la bellezza. Per la libertà d’espressione

Manifesto / ARTISTI contro le guerre, contro il genocidio a Gaza. Per la pace. Per la bellezza. Per la libertà d’espressione

Noi, artisti, attori, musicisti, autori, registi, tecnici e lavoratori dello spettacolo, sentiamo il dovere etico e civile di opporci con forza alle guerre, alla propaganda bellica e all’economia della distruzione che colpisce gli esseri umani e il pianeta. Crediamo nel potere della cultura, dell’arte e della musica come strumenti di pace, dialogo e amicizia tra i popoli. Rivendichiamo con determinazione piena libertà d’espressione: i cittadini e gli artisti in primis devono poter parlare di tutto, soprattutto dell’orrore e della disumanità delle guerre. E questo è il momento di esprimersi, di parlare tutti insieme esponendoci collettivamente. Non possiamo accettare che chi denuncia il genocidio in atto a Gaza venga minacciato, censurato, isolato o penalizzato economicamente. È successo a Ghali, che ha avuto il coraggio di dire «Stop genocidio in Palestina» sul palco di Sanremo, ed è successo a tanti altri che hanno osato raccontare la verità. La cultura non può essere ridotta al silenzio proprio quando dovrebbe gridare più forte. L’arte ha sempre cercato di unire, non dividere, quando non lo ha fatto è accaduto l’irreparabile e la storia ci insegna che i veri artisti hanno sempre alzato la voce contro la cultura della morte: da Picasso con Guernica, ai cantautori che hanno cantato la pace, dai teatri di denuncia alle performance contro la violenza. Noi siamo parte di questa tradizione di resistenza creativa e umana: non ci facciamo intimidire. Le guerre uccidono anche la verità, la libertà di parola, di espressione e la bellezza. I giornalisti diventano bersagli, gli artisti vengono censurati, le voci libere messe a tacere. A Gaza sono stati uccisi oltre 230 reporter palestinesi. Nel 2023 la spesa militare globale ha raggiunto 2.443 miliardi di dollari. L’Unione Europea ha avviato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, il più alto dalla Seconda guerra mondiale, mettendo in secondo piano le fondamentali politiche ambientali: non possiamo accettarlo. Nel mondo ci sono oggi 56 guerre attive, spesso ignorate dai media, che coinvolgono 92 Paesi e hanno causato oltre 233.000 vittime solo nel 2024. Più di 100 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case. Come ha denunciato Papa Francesco, stiamo vivendo una Terza Guerra Mondiale a pezzi. Cosa possiamo fare noi che non disponiamo di armi? Innanzitutto, diamo voce alle mobilitazioni contro le guerre ovunque: agli studenti espulsi dai campus per aver protestato per la Palestina, agli attivisti arrestati nei cortei, ai movimenti ebraici per la pace, ai giovani israeliani che scelgono il carcere anziché il servizio militare, alle madri dei soldati russi che protestano contro Putin, ai cittadini ucraini costretti a combattere una guerra che va fermata con trattative diplomatiche, restituendo centralità all’ONU. Diciamo che è profondamente disumano oltre che tragicamente inutile alzare muri o chiudere porti se poi si fanno guerre che sono esse stesse le più efficaci fabbriche di esodi, di fughe di disperati e di disperazione. Le guerre sono anche tra i più forti agenti inquinanti che esistano e a pagare le conseguenze di questa follia criminale saranno sempre i più deboli e le generazioni future. Denunciamo quindi la complicità dei governi che promuovono il riarmo e forniscono armi per uccidere civili innocenti, soprattutto donne, bambini, persone fragili, come accade in Palestina. Siamo vicini agli ebrei che vogliono convivere pacificamente con il popolo palestinese e che manifestano contro il governo di Netanyahu. Respingiamo le accuse di antisemitismo rivolte a chi condanna la disumanità del governo israeliano. Non giustifichiamo né accettiamo alcuna forma di antisemitismo e al tempo stesso respingiamo la trappola mediatica e politica che a fronte di chiare responsabilità nel massacro di migliaia di innocenti taccia di antisemitismo chi denuncia. Abbiamo condannato il 7 ottobre, a maggior ragione condanniamo la distruzione di Gaza e il progetto di deportazione dei gazawi. Smascheriamo e denunciamo quindi la propaganda bellicista che alimenta paura e diffidenza. Le vittime di guerra meritano tutte la stessa attenzione, senza doppi standard. Come artisti, vogliamo e dobbiamo esprimere tutta la nostra indignazione e opposizione alle guerre e all’etnocidio di migliaia di civili uccisi o lasciati morire a Gaza di stenti, fame o mancanza di cure. Favoriamo una cultura di massa che sia un ponte tra le differenze, praticando un linguaggio universale capace di avvicinare i popoli, favorire il dialogo e la comprensione reciproca. Dalla musica all’arte, dal cinema alla letteratura, può nascere una rivoluzione contro le guerre: una rivoluzione pacifica, fatta di bellezza, verità e giustizia. Non è una utopia, è semplicemente la nostra vita. Noi, artisti e lavoratori dello spettacolo, ci impegniamo quindi a fare la nostra parte. Come hanno dichiarato Gino Strada e Giacomo Marramao: «Noi non siamo pacifisti, siamo contro la guerra. Per l’elementare ragione che la guerra non si può umanizzare, si deve solo abolire.»Per la pace. Per la libertà. Per la giustizia. Per la cultura. Per la verità

Chiunque voglia unirsi alla mobilitazione della rete ARTISTI #NoBavaglio può farlo inviando una mail a: artisti.nobavaglio@gmail.com, indicando nome, cognome, attività e residenza.

crediti fotografici: da Scienza & Pace Magazine

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