“Perché la lepre vince sempre.” The Hunt

Passato in secondo piano a causa del Covid, finalmente è disponibile per un pubblico più vasto grazie a Netflix The Hunt, film di Craig Zobel del 2020. Sarà pure un B movie che riprende stilemi e contenuti di tanto cinema precedente, ma sia per l’efficace regia di Zobel che soprattutto per la bravura degli sceneggiatori Damon Lindelof e Nick Cuse, in azione già sui Watchmen, assisterete a un film appassionante nella sua semplicità costruttiva e riflessivo nella sua scorrettezza politica. Certo la dose di violenza può essere insopportabile per qualcuno, ma se avete amato il Jordan Peele di Get Out e Us, allora The Hunt è il vostro film. Manipolando abilmente i generi (thriller, horror e action movie), impastandoli con la atavica questione di classe e spolverando il tutto con l’ironia, i tre autori tirano fuori un prodotto che ha la capacità di inchiodarvi allo schermo dalla prima all’ultima scena per assistere ad una feroce caccia all’uomo. Il rischio di spoilerare è alto. C’è una scena memorabile che segna il punto di svolta di tutto il film. Una sopravvissuta alla strage iniziale ha raggiunto una stazione di servizio. E’ accolta da una coppia di anziani. La salvezza sembra a portata di mano, ma da quel momento tutto cambia.

Chi è la preda e chi il cacciatore? Snowball, la protagonista, scende in campo come le eroine dei film di Russ Meyer o di John Carpenter. Con un corpo atletico e erotico la bionda Betty Gilpin, già apprezzata in Glow, dà vita a Crystal, anche lei preda di questa caccia sconvolgente di cui non capisce il senso. Non è il momento delle domande, però, prima la sopravvivenza ad ogni costo e con ogni mezzo. Bisogna essere più furbi e spietati dei cacciatori, meglio non fidarsi di nessuno e attaccare prima di tutti. Basta un piccolo segno per scoprire l’inganno mortale:“Le sigarette in Arkansas costano solo sei dollari” (https://www.youtube.com/watch?v=1bJ0edj8AR0). Alla fine in un iperviolento finale tutto si chiarirà: le prede sono state selezionate tra i frequentatori di siti web complottisti. Sono stati rapiti e portati nella grande tenuta del Manor per essere cacciati come animali da un gruppo di persone della élite mondiale, liberal e milionaria, guidato da Athena, donna anch’essa muscolare e spietata (“Niente sentimentalismi, compagno”). Perché la caccia? E chi è veramente Crystal? Già troppo è detto. Meglio non rispondere e lasciare il gusto di scoprirlo al pubblico che ama le storie forti. Non vi troverete di fronte ad un capolavoro, ma sicuramente The Hunt è un film significativo perché è calato nel nostro tempo, fatto di violenza e classismo. Senza volerlo paragonare all’alta qualità di Parasite, il film di Zobel, pur coi suoi limiti, richiama l’attenzione verso un’urgenza sociale sempre più incombente e minacciosa: la rivoluzione dei ricchi contro i poveri. “Siamo bianchi. Siamo i peggiori, cazzo” dice uno dei cacciatori.The Hunt, certo, fa denuncia con strumenti “popolari”, e può darsi che lo sguardo che questo film a basso budget getti sulle differenze di classe sia troppo semplice per coloro che si abbeverano alle fonti dell’alta cultura, ma molte volte è stato proprio il cinema (e la letteratura) di genere a svelare i limiti del mainstream e a squadernare al mondo verità dolorose. Meglio cominciare ad aprire gli occhi perché tutto può accadere. E non ci riferiamo solo alla rivolta dei bianchi impoveriti che fecero trionfare Trump in America lasciando sorpresi tutti i “democratici” del mondo, basta guardare nel cortile di casa e capiremo. Sempre che lo si voglia, perché non basta dire “questo paese appartiene agli ignoranti e agli incolti ” per creare il paradiso in terra. La guerra in cui l’Europa è precipitata rischia di aprire le voragini dell’inferno soprattutto ai poveri.

 

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