Un “Mondo nuovo”: Cultura e impegno politico in una città degli anni ‘60
Un “Mondo nuovo”: Cultura e impegno politico in una città degli anni ‘60
« Quando una storia locale guarda ben oltre i suoi confini,
la piccola scala della provincia si eleva
a microcosmo di relazioni nazionali e globali.»
(Raffaele Monina)
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La lente di ingrandimento che ho cercato di avvicinare al Circolo Mondo nuovo di Cosenza mi ha permesso di vedere meglio, per contrasto la vita culturale e politica nel suo complesso, in una città di provincia e anche in un contesto più ampio, evidenziato dagli innumerevoli contatti diretti ed epistolari che emergono dalle carte di quegli anni.» Le vicende che vanno dal secondo dopoguerra alla guerra fredda, fino alle proteste sociali degli anni ’60-’70 sono sicuramente fra le più complesse degli ultimi tempi. Ci ha provato Mario de Filippis a dipanare la matassa partendo da un punto e tempo particolari: la Calabria del boom economico. “Mondo nuovo a Cosenza” (editoriale progetto 2000, pp.160, euro 10) è il libro con cui lo studioso calabrese, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni, non solo storiche, nonché un romanzo (“Operazione Alarico”), ripercorre la storia di un gruppo di giovani che, appassionati di cinema e letteratura, avevano l’ambizione di cambiare il mondo. Scrive Monina nella “Presentazione” al libro: «Tra gli anni Sessanta e Ottanta, il Circolo di cultura Mondo nuovo ha proiettato un nucleo di giovani cosentini in una vasta rete di rapporti culturali e politici ampliandone l’orizzonte di esperienza alle questioni nazionali e internazionali.» L’accademico dell’Università “Roma Tre” giustamente sottolinea anche come l’autore sappia compenetrare nella sua ricostruzione il globale con il locale. De Filippis, nel ripercorrere la storia socialista e libertaria del circolo cosentino, ci mostra quanto essa sia emblematica per capire l’Italia di quegli anni. Osservare dalla periferia il mondo, lontano dai grandi centri decisionali, permette di cogliere, attraverso gli interessi culturali di quei militanti, la mentalità di quel tempo lontano e capire quanto essi (e con loro milioni di altri giovani) avessero creduto alla rivoluzione sociale e civile, spesso in forte contrasto con il dogmatismo dei comunisti dottrinari. De Filippis non appartiene né per generazione, né (apparteneva) per milieu ideologico a quel mondo e questo può sembrare curioso. Lo stesso autore, però, ha dichiarato in varie occasioni che – visto il trascorrere del tempo e la labilità della memoria – qualcuno doveva pur raccoglier la testimonianza di questa straordinaria esperienza politico-culturale. Con un di più a motivarlo: l’amicizia per Antonio “Totonno” Lombardi, vera anima del circolo cosentino “Mondo nuovo”. Scrive De Filippis: «Con queste pagine, che giungono in ritardo, non credo di aver saldato il debito che sento di avere verso una persona che mi ha fatto conoscere un universo lontano e diverso dal mio, un mondo ormai scomparso, di grandi passioni, di apostoli e di cause destinate alla sconfitta, di cui oggi pare difficile comprendere il senso.» A Cosenza, dunque, non si può prescindere dall’esperienza di Totonno Lombardi, che insieme a una decina di compagni diede vita negli anni del cosiddetto miracolo economico al circolo locale di “Mondo nuovo”, nato con altri come emanazione della omonima rivista fondata nel 1959 da Lucio Libertini come strumento di informazione della corrente di sinistra del Partito Socialista Italiano. Con l’avvio del centro-sinistra e il consolidamento dell’alleanza con la DC, i socialisti radicali ruppero con la maggioranza di Nenni dando vita al PSIUP. Libertini vi aderì svolgendo una importante attività giornalistica, di polemica e di elaborazione e facendo nel 1964 di “Mondo nuovo” l’organo ufficiale del nuovo partito. L’altro grande nume ispiratore fu Lelio Basso, amico personale di Totonno Lombardi e ispiratore di numerose iniziative del circolo cosentino. Decine di lettere sono a testimoniare di questo intenso legame. Molti documenti sono stati consegnati alla “Fondazione Basso” proprio da De Filippis a cui le aveva date in custodia Lombardi prima di morire. Nella seconda parte del libro sono presenti una scelta di lettere, appunti e articoli di quel periodo, nonché una ricognizione sugli incontri culturali organizzati dal circolo che testimoniano dell’intensa attività svolta su cinema, letteratura e politica. E che nomi tra i relatori! A voi scoprirlo sfogliando il libro. Non vi aspettate, comunque, nulla di tedioso nel leggerlo. Nel corpo dell’agile volume – come anche in tutti i suoi libri – l’autore interviene con inserti personali che arricchiscono emotivamente le pagine rendendole più avvincenti e sottraendole alla eventuale noia di una mera ricostruzione storica. Questo non vuol dire che “Mondo nuovo a Cosenza” non sia scientificamente corretto. De Filippis è troppo un serio studioso per lasciare correre la penna. È ben consapevole dei rischi e dei limiti: « Non ho inteso tentare una ricostruzione filologica dell’esperienza di Mondo nuovo, ma piuttosto indagarne alcuni peculiari caratteri.» E questo fa, con una qualità di scrittura che non teme rivali, utilizzando a volte un sottile british humour, che strappa il sorriso perfino nella descrizione degli avvenimenti più “seri”.