Il «Viaggio in Italia» di Perna e Armino: due meridionali sulle tracce del veneto Piovene

Il «Viaggio in Italia» di Perna e Armino: due meridionali sulle tracce del veneto Piovene

«Rifacciamo il ‘Viaggio’ di Guido Piovene dopo quasi settanta anni?” Inizialmente ho pensato che Tonino Perna scherzasse, come fa spesso. Perciò ho finto di abboccare e di prenderlo sul serio, ma mentre la discussione prendeva il largo e già eravamo in viaggio all’interno della Sicilia ho capito che quell’idea era complicata da mettere in pratica ma straordinariamente suggestiva.» Aveva ragione Pino Ippolito Armino a intuire la difficoltà di ripercorrere la strada di Piovene, resa complessa non solo per questioni di tempo, ma soprattutto per le qualità letterarie dello scrittore vicentino. Eppure – lo possiamo anticipare – sono riusciti nell’avventura di visitare in tempo ragionevole tutte le centosette province italiane e a lasciarne un bellissimo resoconto. Il loro «Viaggio in Italia» (Altraeconomia ed., pp.591, 30), «70 anni dopo Guido Piovene» – come recita il sottotitolo – è stata veramente una notevole impresa. Sicuramente quella di Perna e Armino è stata anche una sfida intellettuale di grande levatura. Piovene mise a frutto il lungo viaggio, durato dal maggio 1953 all’ottobre del 1956, che lo aveva portato a percorrere l’Italia da un angolo all’altro per un programma radio, scrivendo un resoconto letterario e sociale di altissima qualità. Che senso, allora, ripercorrere le tracce dello scrittore veneto da parte di due meridionali, pur meritevoli di grande considerazione intellettuale come Perna e Armino, che per origine, milieu culturale e politico sono molti distanti dal cattolico e liberale Piovene? L’Italia da lui attraversata era all’alba del “miracolo economico”, il paese viveva la stagione della ricostruzione post-bellica. La domanda che sosteneva la ricerca del giornalista-scrittore era sostanzialmente questa: “quanto si sta facendo in Italia per sanare le ferite della guerra?” La risposta dei nostri autori è sicura: « Abbiamo pensato di ripercorrere questo viaggio eccezionale per cogliere ciò che è cambiato e ciò che è rimasto, le onde lunghe e brevi della storia (…) Quello che vorremmo cogliere non è un generico cambiamento, persino ovvio dopo settanta anni, ma l’essenza, la rilevanza di ciò che muta l’anima e la struttura di un luogo.» Ed eccoli i due partire e confrontarsi continuamente con il “viaggio” del futuro premio Strega (1970), invertendo, però, la rotta: se Piovene era partito dall’estremo Nord, Perna e Armino iniziano la loro impresa dalla Sicilia, da Lampedusa in particolare, “microcosmo delle contraddizioni dei nostri tempi, un luogo emblematico che condensa le sfide e le complessità della nostra epoca”. D’altra parte la storia personale dei due autori sta a testimoniare l’attenzione verso le tematiche sociali e civili. Tonino Perna, oltre che docente universitario, che si è occupato di economia sociale e di mutamenti climatici (Fair Trade 1998, Eventi estremi 2011), è stato presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte; mentre Pino Ippolito Armino è attento studioso della storia del Mezzogiorno, in particolare attraverso testi sulla sua economia e società (“Quando il Sud divenne arretrato” 2018, “Il fantastico regno delle due Sicilia” 2021, nonché autore di libri sul contributo dei meridionali alla guerra di Liberazione contro il nazifascismo ( “Indagine sulla morte di un partigiano” 2023). Seguiamoli ora per qualche tappa, risalendo la Penisola con loro. I capitoli portano il nome della regione attraversata e di cui si dà una breve introduzione storico-sociale, poi si passa alle singole città visitate. Le pagine a loro dedicate sono precedute da estratti del testo classico di Piovene, seguite poi dalla narrazione dei due autori. Se i meridionali più facilmente (si) riconosceranno nelle descrizioni e incontri che i “connazionali” Perna e Armino fanno nelle varie località del Sud, rivedendo i loro problemi, accettandoli o contestandoli, più significativa, a me pare, è il resoconto del viaggio nel Nord, proprio perché il punto di vista è ribaltato è “altro”, marcatamente diverso rispetto a quello solito raccontato dai grandi media, quasi tutti settentrionali. Tralasciando le metropoli come Firenze, Bologna Milano o Torino, più intrigante è l’indagine nelle città di provincia del Nord più estremo, spesso in un “corpo a corpo” con Piovene stesso, comunque il loro ammirato mentore. Quando lo scrittore vicentino racconta come a Trieste, “italiana… gli slavi sono inferiori culturalmente”, Perna e Armino rispondono che “c’è ed è innegabile nelle parole di Piovene ancora quel razzismo che ha accompagnato tutta la vergognosa pagina dell’Italia coloniale nei Balcani”. A Trento, invece, che occupa da anni i primissimi posti nelle graduatorie sula qualità di vita i due autori confermano a distanza di decenni le osservazioni di Piovene, che aveva capito l’importanza del cattolicesimo trentino. «La Chiesa cattolica ha avuto un ruolo importante, ha creato le basi morali di quel capitale sociale che ha permesso agli abitanti di unirsi in cooperative, di creare filiere produttive basate sulla fiducia e il rispetto dei contratti, di fare di questo territorio un punto di riferimento altro nel panorama delle province italiane.» Insomma, come dar di conto di un testo poderoso come “ Viaggio in Italia” senza correre il rischio di non farne comprendere il valore? Io direi che la cosa migliore è leggerlo tutto. Il lettore ne uscirà arricchito.

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