Prima notte conclude la rassegna Attraverso al Teatro del Canovaccio

Si è conclusa la rassegna Attraverso, al Teatro del Canovaccio, con una nuova produzione che ha  regalato al pubblico una carica di emozione, talento e grande intensità scenica. Si è trattato dello spettacolo Prima notte, che Rita Stivale ha tratto da  una novella di Luigi Pirandello, pubblicata per la prima volta nel 1900, e poi  inclusa  nella prima raccolta Scialle nero di Novelle per un anno.

L’amore, la sessualità – specie se negati da altri o inibiti per scelta personale –, il matrimonio, si ritrovano spesso nell’opera pirandelliana, indissolubilmente legati al dominio lessicale e metaforico, contestuale e narrativo della  morte,   tanto che Sciascia noterà: «Sempre in Pirandello l’amore avrà questo sentore di morte»

La novella prende spunto dalla  necessità di dare sistemazione a una giovane, Marastella, dopo la tragica morte del padre, che con altri compagni è perito in mare… quel mare la cui massa livida e grigia si richiude sui naufraghi greve come il coperchio di una bara. A Marastella non è morto solo il padre, pregiudicandole così il futuro ma, nello stesso incidente sul lavoro, è morto anche il giovane segretamente amato dalla ragazza. Marastella rimane così, a un tempo, orfana di padre e come una sorta di vedova bianca, prima ancora di sposare l’uomo che ama.

Mamm’Anto’, la madre,  sacrifica tutta se stessa per prepararle un corredo decente, che dovrebbe essere promessa di un futuro nuovo, e invece acquista la connotazione di un sudario.

Lo sposo, don Lisi Chirico, appare come un vecchio, costretto alle seconde nozze dopo il decesso dell’amata prima moglie. Egli si risposa solo perché ha bisogno; un bisogno che non ha nulla di sentimentale nè di spirituale.

Rita Stivale ha dato corpo alla novella dell’Agrigentino creandone un testo teatrale e consegnandolo alle mani esperte della regia di Rosario Minardi e a una consolidata compagnia: Fiorenza Barbagallo, Iolanda Fichera, Stefania Micale, Saro Pizzuto, Agata Ranieri, Concetto Venti, Giovanni Zuccarello.

Il piccolo palco del teatro è stato arricchito da una articolata scenografia, creata da Bernardo Perrone, all’interno della quale si muove l’azione relativa ai preparativi e allo svolgimento delle nozze.  Il regista ha spiegato: “Il racconto, così come il nostro lavoro sulla scena, è pervaso da toni sempre grigi e drammatici ma costantemente intriso di un umorismo tipicamente pirandelliano,  strisciante, e a volte perfino grottesco.” (…)    Una storia dolce-amara dai toni comunque leggeri e a volte perfino spassosi. Così come nell’assurdo finale. Ormai soli, la sposa chiede allo sposo di condurla, prima di tutto, alla tomba del padre, ma il becchino sa bene chi cerca. I due, marito e moglie, si aggirano nel cimitero, al lume evocativo della luna, alla ricerca dell’altro,  Marastella sulla tomba del suo pretendente deceduto, don Lisi su quella della moglie, si abbandonano al pianto disperato e da esso più che da ogni altra cosa sono accomunati: ed è questa la loro Prima notte. “

Una regia tanto attenta nell’esaltare la parodia pirandelliana del testo si  è fidata di attori affiatati e di lunga esperienza. Su tutti  Stefania Micale nel ruolo della protagonista che ha prestato al personaggio di Marastella la compostezza e la classe della sua figura e un’interpretazione sentita. Accanto a lei uno degli attori di maggiore esperienza del teatro siciliano: Saro Pizzuto con la dimestichezza coi testi pirandelliani che ha maturato nel tempo,  commuove e fa sorridere, di quel sorriso ricavato dal “sentimento del contrario” che Pirandello ha consegnato al Novecento. Un plauso  va  riconosciuto all’intera compagnia.

Le musiche originali di Alessandro Cavalieri hanno dato corpo e pathos alla vicenda dove i dialoghi hanno sostituito la narrazione.

A questo si aggiunga la raffinatezza dei costumi, curati da Rosy Bellomia e l’effetto delle luci di Simone Raimondo che hanno reso l’operazione voluta da Rita Stivale decisamente riuscita.

E’ giunta, così, alla conclusione una rassegna che ci ha accompagnato dall’autunno alla primavera facendoci divertire, sorridere, riflettere, approfondire, scoprire testi e mondi tanto diversi tra loro tutti accomunati da un unico filo conduttore: la sperimentazione e l’originalità che contraddistingue le scelte del Teatro del Canovaccio.

L’ultima rappresentazione ha confermato l’identità artistica del teatro: uno spazio intimo e coraggioso, sempre pronto a scommettere sulla qualità e sull’innovazione.

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