A Sisacusa, Miles Gloriosus, di Plauto con la traduzione di Caterina Mordeglia Regia di Leo Muscato

Interpreti

PIRGOPOLINICE | Paola Minaccioni

ARTOTROGO | Alice Spisa

PALESTRIONE | Giulia Fiume

PERIPLECTOMENO | Pilar Perez Aspa

SCELEDRO | Francesca Mària

FILOCOMASIO | Gloria Carovana

PLEUSICLE | Arianna Primavera

LURCIONE | Ilaria Ballantini

ACROTELEUZIO | Deniz Ozdogan

MILFIDIPPA | Anna Charlotte Barbera

SCIMMIA | Valentina Spaletta Tavella

Coro | Ginevra Di Marco, Sara Dho, Alessandra Fazzino, Valentina Ferrante, Diamara Ferrero, Valeria Girelli, Margherita Mannino, Stella Piccioni, Elena Polic Greco, Giulia Rupi, Rebecca Sisti, Silvia Valenti, Irene Villa, Sara Zoia

Accademia d’Arte del Dramma Antico

Coro | Sara De Lauretis, Elisa Zucchetti, Caterina Alinari, Clara Borghesi, Carlotta Ceci, Alessandra Cosentino, Ludovica Garofani, Zoe Laudani, Siria Sandre Veronese, Enrica Graziano, Alice Pennino, Federica Clementi, Gemma Lapi, Arianna Martinelli, Beatrice Ronga, Francesca Sparacino, Angelica Beccari, Gaia Lerda, Giulia Maroni, Linda Morando, Erika Roccaforte, Francesca Totti

Scene | Federica Parolini, Costumi | Silvia Aymonino, Direzione del coro | Francesca Della Monica

Musiche | Ernani Maletta, Drammaturgo | Francesco Morosi, Coreografie | Nicole Kehrberger

Assistente alla regia | Marialuisa Bafunno, Disegnatore luci | Alessandro Verazzi

Responsabile del coro | Elena Polic Greco

IL MILES AL FEMMINILE DI  LEO MUSCATO

Archetipo di tante maschere della Commedia dell’arte e del teatro moderno (Capitan Fracassa, Capitan Spaventa, Ammazzasette, fino al Vantone di Pier Paolo Pasolini…..), il Miles gloriosus di Plauto è uno dei testi meglio riusciti dell’autore latino. La commedia di carattere per antonomasia, costruita sull’esagerazione del soldato fanfarone, Pirgopolinice, che si vanta delle sue vittorie, delle sue conquiste, ingigantendo e inventando imprese belliche ed erotiche, nasce da una contaminatio (tecnica quanto mai plautina) che parte da un bozzetto greco, per noi di autore sconosciuto: Alazon.

“Se la commedia di Plauto è una farsa accesa e piacevole, la figura del suo protagonista è di una comicità così sfrenata e sgorbiata da andare oltre la più incredibile caricatura: vasto scarabocchio”, così Silvio D’Amico parlava del personaggio protagonista del Miles, nato con la sola intenzione di risum movere che era l’obiettivo del commediografo, autore di palliatae, finito schiavo per debiti e desideroso di guadagno.

La scelta dell’Inda di proporre quest’anno, dopo tanto Aristofane, una commedia di Plauto, e nello specifico questa per la prima volta, è stata dettata da una sensibilità verso il gusto del pubblico moderno che, oggi come allora (204 a.C), ama la spensieratezza e la risata facile.

L’operazione, però, nel complesso, non è apparsa affatto banale per diverse ragioni.

Il cast (numeroso per quantità di personaggi e per il coro) nella regia di Leo Muscato è costituito soltanto da donne. L’iniziale perplessità ma anche curiosità verso questa soluzione si è poi risolta nella ricezione di un messaggio più sottile e intelligente di quello che potrebbe apparire.

Nei dialoghi della commedia Plauto aveva accentuato la sua misoginia con attacchi feroci alle donne, alla loro voluttà, alla loro perenne ricerca di piacere e di ricchezza e alla loro instabilità. Affidando ad attrici donne tutti i ruoli, anche quelli che appartengono per natura all’ambito maschile, l’ambito militare, Muscato si è permesso di fare uscire Plauto dagli stereotipi costruendo un paradosso scenico originale e degno di interesse. A guidare la numerosa schiera, nel ruolo di Pirgopolinice, Paola Minaccioni, un’attrice comica che da anni si è fatta apprezzare dal pubblico cinematografico (come non ricordare il suo personaggio dalle tinte drammatiche in Allacciate le cinture di Ozpetek?), televisivo e radiofonico, che si trasforma in uomo, soldato, seduttore con marcata naturalezza, senza rischiare l’eccesso di ridicolizzazione che il suo essere donna avrebbe potuto creare. La Minaccioni si è semplicemente svestita di ogni femminilità e si è mascolinizzata ma non ha mai sfiorato gli eccessi. La caratterizzazione del personaggio è data dai movimenti, dalla mimica facciale, da alcune sottolineature della voce con garbo e grazia e con misura comica. Insieme a lei, allo stesso modo le altre attrici nei ruoli maschili. Su tutti si è fatta apprezzare -il lungo applauso a lei dedicato ne è la prova- Giulia Fiume che ha incarnato Palestrione, il servus callidus, l’artefice di tutta la beffa ordita ai danni del soldato sciocco e avido dal timbro di voce profondo e un andamento sicuro e marziale, una fisicità che accompagna la figura di chi agisce per il bene degli innamorati e ne favorisce il lieto evento finale. Allo stesso modo apprezzabile Pilar Perez Aspa che incarna il vicino, veterano su sedia a rotelle, Periplectomeno.

 I ruoli femminili e squisitamente femminili, quelli di Filocomasia, (la donna rapita dal miles che si finge anche la sua gemella – tema dei simillimi- interpretata da Gloria Carovana, quelli dell’etera Arcoteleuzio e della sua ancella Milfidippa (Anna Charlotte Barbera) sono stati resi con “iper femminilità”. La seduttrice che deve convincere Pirgopolinice del suo amore, deve fingersi la moglie del suo vicino e lo deve fare cadere in trappola, è una fascinosa Deniz Ozdogan che in minigonna di paillettes e stivali a punta esibisce le sue grazie, alludendo al desiderio suscitato in chi la guarda ma non sfiora mai la volgarità.

Un coro numeroso e armonico, sia nella componente delle attrici professioniste che in quella delle allieve dell’Accademia dell’Inda, completa e colora tutta la vicenda con verve, euforia e un appena percettibile contrasto tra la femminilità, non celata, e la virilità dei soldati. Per esempio, nella scena dell’accampamento i soldati a riposo si dedicano ad attività ricreative in parte maschili, in parte femminili, come il prendere il sole con l’ausilio dello specchio.

Il coro e la scenografia si muovono insieme, è il caso di dirlo perché l’accampamento è realizzato con una serie di tende arancioni che dovrebbero somigliare a quelle militari, mimetiche, ma ricordano molto di più un campeggio scout o la tenda di Barbie.

L’effetto propriamente spettacolare di questa messa in scena di Siracusa è affidato al colore: i toni dell’arancio che vanno verso il rosso, del fucsia, del giallo stordiscono piacevolmente dipingendo una grande macchia di allegria e solarità enfatizzata ancor più dalle musiche di Ernani Maletta, intessute di sonorità anni Sessanta, vaghi echi mozartiani (il catalogo iniziale), e coralità marziali.

Muscato ha esaltato, poi, il tema della scimmia (nella commedia un servo del soldato rincorrendo una scimmia sul tetto ha visto i due amanti che si baciavano): lo stemma della città -Efeso in realtà- è rappresentato dall’immagine di una scimmia e una scimmia (una bravissima Valentina Spaletta Tavella) accompagna sempre Pirgopolinice in scena. Plauto aveva anche in altri testi usato questo riferimento per sottolineare l’azione dell’uomo che è imitazione ma anche riferendosi a se stesso, come simbolo del poeta latino che imita e distorce i modelli greci in occasione dei ludi. Un emblema che colpisce favorevolmente, oggi, nell’era dell’omologazione dove tutti abbiamo un po’ la tentazione di scimmiottare personaggi famosi e potenti di turno.

La complessità della drammatizzazione e la resa scenica è stata consentita prima di tutto dalla traduzione di Caterina Mordeglia che ha decodificato il testo latino (sono note le difficoltà del lessico di Plauto e di alcune sue soluzioni foniche) in un italiano moderno, scorrevole, comico ma sobrio. Il rischio di cadere nella volgarità e in allusioni piuttosto esplicite con Plauto è prevedibile; in questa occasione è stato elegantemente aggirato.

Una nota di critica negativa nasce da una domanda: con un cast di tutto rispetto come questo, con un equilibrio scenico sapientemente elaborato, con un testo già sufficientemente comico, tanto da attirare la benevolenza del pubblico, perché inserire una citazione musicale dal film Moulin rouge, Voulez vous coucher avec moi, per sottolineare l’allusione al sesso? perché strizzare l’occhio così smarcatamente al pubblico di bocca buona? La critica al potere esibito, la satira su certe personalità false ed esagerate sono elementi universali del teatro di Plauto, la sua modernità sta nella perenne presenza di certi tipi nell’umanità di tutti i tempi. Basta sottolineare questi temi per fare parlare l’autore latino ancora a noi e farci ridere.

Rimane la gratitudine all’Inda per aver operato questa scelta e averci regalato un raro Plauto.

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