Catania riscopre Pacini.

Se i giovani catanesi riscoprono Giovanni Pacini, musicista, compositore meno conosciuto del conterraneo Vincenzo Bellini, malgrado la sua prolifica produzione di opere musicate, vuol dire che abbiamo motivo di sperare e di augurarci che la cultura possa ancora avere alti obiettivi e validi protagonisti. E’ quello che è successo in questi giorni a Catania dove l’Associazione Catania per il Bellini, nata nel 2023, con il supporto del Rotary Club Catania-Est e dell’Associazione Keti, ha progettato e realizzato la celebrazione della prima Settimana Paciniana, per ricordare il 129 anniversario dalla nascita. In testa agli organizzatori un giovane studioso pieno di passione e di entusiasmo, Carlo Di Bella, presidente dell’Associazione, affiancato da giovani collaboratori, anzi giovanissimi, Francesco Pezzillo e Lorenzo Gennaro, che ha abbracciato la “causa Pacini” curando una nuova edizione dell’opera Maria, regina d’Inghilterra, nella riduzione per canto e pianoforte condotta sulla base della prima edizione a stampa della partitura edita nel 1843 dall’Editore Francesco Lucca.

Nella mattinata del 15 febbraio, nel foyer del Teatro Massimo Bellini di Catania, sotto lo sguardo severo -ma siamo sicuri, amorevole- di Vincenzo Bellini raffigurato nella grande statua di bronzo che campeggia la sala, è stata presentata questa edizione in presenza del Sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano e del Direttore artistico del Teatro Fabrizio Maria Carminati. Ha coordinato l’incontro la giornalista Caterina Andò, e sono intervenuti la giornalista Giovanna Caggegi, in rappresentanza dell’ Associazione Rotary, il Professore di Storia della musica Giuseppe Montemagno e lo stesso studioso Carlo Di Bella.

Il principio di base che è stato ribadito è quello che questo progetto nasce dalla volontà di restituire a Pacini un risarcimento per un oblio, quasi totale al quale il musicista, nato a Catania l’11 febbraio 1796, sembra essere stato condannato.

Ed è vero che a Catania non si rappresenta un’opera di Pacini, la Saffo, il capolavoro, dal 1983.

Carlo Di bella ha illustrato le ragioni che lo hanno spinto a scegliere di occuparsi di Maria, regina d’Inghilterra, opera rappresentata per la prima volta nel 1843 al Teatro Carolino di Palermo e successivamente alla Scala di Milano, valutando questa composizione come uno degli esiti più maturi della produzione paciniana. Il libretto, di Leopoldo Tarentini, prende spunto da un dramma di Victor Hugo che offre un affresco storico e psicologico della Regina Maria I d’Inghilterra. Di Bella ha evidenziato come l’opera si distingua per la profondità drammatica della scrittura vocale, con arie di grande intensità espressiva e un uso orchestrale sofisticato che anticipa soluzioni armoniche tipiche del tardo Romanticismo.

La nuova edizione è una riduzione per canto e pianoforte e consentirà per la prima volta a cantanti e direttori d’orchestra di accedere a un materiale nuovo. Il curatore ha chiarito che la revisione ha richiesto un attento confronto tra le fonti originali, nella ricostruzione fedele della partitura, restituendo al pubblico un’opera di straordinario valore storico e musicale.

Questa edizione, con un processo di digitalizzazione, ha migliorato la leggibilità del testo musicale e ha restituito la versione più fedele possibile all’originale del 1843. In più si arricchisce di una contestualizzazione storica e musicale e della traduzione in inglese della prefazione e dell’introduzione con il commento e la trama della vicenda.

In conclusione,il Professore Montemagno ha aggiunto alcuni elementi complessivi sostenendo che, dal suo punto di vista, Maria, regina d’Ingilterra non è il capolavoro di Pacini, anche se all’epoca piacque e fu uno dei titoli che ebbe maggiore fortuna. Si tratta di un’opera di maniera che tiene presente i due modelli principali di Pacini, cioè Rossini e Donizetti; una vera sintesi dello spirito melodrammatico ottocentesco, carico di una grande vitalità musicale.

Il pomeriggio del 16, nella suggestiva navata circolare della Chiesa della Badia di Sant’Agata, affollata di un pubblico curioso, si è tenuto un recital di brani tratti da pagine d’opera dalla stessa Maria, regina d’Inghilterra, da L’ultimo giorno di Pompei, la Vestale, Bondelmonte e Saffo. L’esecuzione è stata affidata, anche in questo caso, a giovani interpreti: la pianista Giulia Russo, il soprano Martina Scuto, il tenore Davide Benigno, il baritono Graziano D’Urso, sotto la direzione artistica dello stesso Di Bella. Il merito, premiato da applausi calorosi del pubblico, di tutti questi artisti è stato quello di doversi confrontare con brani quasi sconosciuti, alcuni del tutto inediti o eseguiti in tempi lontani, e la difficoltà di non avere modelli o esempi da seguire. Le esecuzioni sono state tutte di pregio, voci brillanti e buona tecnica della pianista.

Grazie a questi giovani, Catania ha avuto modo di apprezzare nuove melodie e (ri)scoprire il musicista “rivale” del celeberrimo Bellini, amato a dismisura, e di rendersi conto di quanto sia grande la sua storia, la sua cultura e il suo prestigio. Il riscatto dovuto a Pacini può essere un modo per restituire riscatto alla città. Grazie ai giovani.

 

 

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