CENTOVENTISEI, Quella notte a Palermo

CENTOVENTISEI, dal 28 aprile al 7 maggio teatro Verga. Di Claudio Fava ed Ezio Abbate

drammaturgia, scene e regia Livia Gionfrida, con David Coco, Naike Anna Silipo, Gabriele Cicirello

assistente alla regia Giulia Aiazzi

disegno luci Alessandro Di Fraia

produzione Teatro Stabile di Catania – Teatro Biondo Palermo

Cosa accadde a Palermo in una notte di luglio del 1992, in cui si preparava un gesto atroce, un attentato per eliminare il secondo grande nemico della mafia, Paolo Borsellino, dopo 57 giorni dall’eliminazione di Giovanni Falcone?

Cosa accadde ai mandanti, agli esecutori, agli organizzatori è questione da anni affidata alla giustizia e alle tante, tante sentenze che in questi anni si sono susseguite in Italia.

Una domanda più sottile, più profonda e, forse per questo, più importante se la sono posta Claudio Fava ed Ezio Abbate scrivendo un romanzo dal quale è stato tratto il testo teatrale che è andato in scena in queste sere al Teatro Stabile di Catania, Centovevtisei

Cosa è accaduto ai “pesci piccoli”, alla manovalanza che a Palermo, a Brancaccio orbita attorno ai “pesci grandi”, esegue gli ordini, uccide, elimina cadaveri, gestisce il pizzo? Su questa domanda i due autori hanno immaginato la vita quotidiana di tre personaggi: Gasparo, Cosima e Fifetto, tre vite di poco conto, tre “pupi” manovrati e vittime di un sistema crudele e potente dal quale sono travolte.

Gasparo ha già ucciso, tante volte, anche quel giorno, mentre Cosima dormiva sotto l’ombrellone, ha ucciso e gettato a mare (nel mare che “inghiotte e sta muto”) il cadavere di chi sapeva troppo, aveva visto o aveva parlato.

Quella notte Gasparo deve rubare una macchina, una Fiat Centoventisei, per ordine di “don Graziano” e portarla nell’officina dove sarà imbottita di tritolo per l’attentato. Ma lui questo non lo sa, cerca la macchina e la ruba. Obbedisce e non fa domande. Così devono fare le pedine della mafia che non devono sapere.

Gasparo è sposato con Cosima, anche lei giovane vittima impotente. Impotente perché ha già perso, per aborto spontaneo, due bambini e adesso è di nuovo incinta. E’ convinta che Dio li abbia puniti per quello che fa Gaspare, per i tanti morti-ammazzati a mano di suo marito, così adesso lo minaccia, lo chiude in casa, perché vuole portare a termine la gravidanza. Lo vuole a tutti i costi, tutti. Accanto a Gasparo, una giovane recluta della mafia lo deve aiutare nel furto, Fifetto poco più che adolescente, già utilizzato per qualche “lavoretto”, sognatore e ingenuo.

Tre attori in una scena semi vuota, David Coco, Naike Anna Silipo, Gabriele Cicirello, si muovono con pochi elementi di scena (una pancia finta, dei fari da set cinematografico, le ruote e lo sportello della Centoventisei), abilmente guidati dalla regia di Livia Gionfrida che ha costruito una drammaturgia molto dinamica dove ogni personaggio racconta una porzione di verità, come in una confessione e in una giustificazione delle proprie azioni, perché a Palermo gli uomini si dividono in “quelli che uccidono e quelli che muoiono”, in un destino inesorabile.

L’indagine sui “pesci piccoli” ci restituisce uno spaccato di quella società ai margini che riguarda Palermo ma non solo, facendo luce su un aspetto poco raccontato di una delle pagine più nere, profondamente nere e irrisolte della storia recente.

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