Che rottura questo Edipo! «Alla greca» al teatro Elfo Puccini di Milano
Mito classico in salsa grottesca. Con «Alla greca» di Steven Berkoff (una leggenda del teatro anglosassone del secondo Novecento) abbiamo assistito ad uno spettacolo ibrido, trasversale, barocco e contraddittorio, sostenuto soprattutto dalla straordinaria performance di Marco Bonadei che – sui legni del Teatro Elfo Puccini di Milano – accende le sue metamorfosi nel ruolo del protagonista Eddy, un maldestro Edipo sofocleo in chiave post-contemporanea – ora DJ, ora giovane derelitto, ora punk arrabbiato, ora omicida, ora adulto innamorato e incestuoso – addensando nel suo tour de force interpretativo la scrittura di Berkoff: esuberante e furiosa, infetta e vertiginosa, tra rap e recitativo, continuamente in bilico tra cabaret e tragedia, noir e farsa. E se l’«alto» e il «basso» sono riproposti nell’austera scenografia (di Talia Istikopoulou riprogettata e realizzata da Roberta Monopoli) in una allusiva scelta di verticalità – lungo la quale gli stessi personaggi salgono e scendono a seconda dei livelli narrativi – al vertice furoreggia l’orchestra con le musiche originali di Mario Arcari, eseguite dal vivo da un ensamble pirotecnico: lo stesso Arcari, Tommaso Frigerio e Giuseppe Pugnale. Mantenendo un esilissimo filo con quella sofoclea (profezia, parricidio e pestilenza), la (ilaro)tragedia firmata da Elio De Capitani, ambientata in una moderna e tatchteriana Londra, propone tanta carne sul fuoco. Forse anche troppa. Una rappresentazione esorbitante, «piena», perfettamente congegnata ma sempre alla deriva di stessa e che, paradossalmente, nell’epifania finale, non approda affatto all’autopunizione di Eddy-Edipo ma addirittura alla sua autoglorificazione attraverso l’esaltazione del tabù dell’incesto, innalzato provocatoriamente ad atto liberatorio. Pur riconoscendo il valore allegorico dell’opera di Berkoff, rappresentata per la prima volta nel 1980 (un’eternità fa, dunque) e quello linguistico, in questo «Alla greca» il simbolico tracima, annacquando il senso dell’originale tragedia sofoclea che diventa dunque pre-testo, canovaccio per un divertissement linguistico di stampo gaddiano, nel quale rimpinzarsi a volontà – e certo non senza godimento – tra una versione di Amado mio e l’ammiccante tirata al proscenio femminista di una Sfinge incazzosa e impegnata (Cristina Crippa); le incursioni clawnesche di Laio (lo stesso Elio De Capitani) e le idiosincrasie di Giocasta (Sara Borsarelli) e, su tutti, dell’arrabbiata carica vitalistica dello stesso Eddy-Edipo vagabondo per una Londra – nuova e abbrutita Tebe – dominata dal «verme» Maggot e devastata dai conflitti sociali. Se nella prima mezz’ora lo spettacolo, tra musica e parola (strizzando l’occhio pure al Wintergarten berlinese degli anni ‘20), affascina e seduce, poco a poco trascina la sua stessa opulenza in ripetitività: Eddy-Edipo sarà pure un punk, un rivoluzionario, un iconoclasta, ma alla fine questo ribelle è davvero dannatamente noioso.
Foto: Laila Pozzo
ALLA GRECA
di Steven Berkoff
al Teatro Elfo Puccini – Milano – fino al 13 novembre
traduzione di Carlotta Clerici e Giuseppe Manfridi
regia di Elio De Capitani
con Cristina Crippa, Elio De Capitani, Sara Borsarelli, Marco Bonadei
costumi di Andrea Taddei
scene di Thalia Istikopoulou riprogettate e realizzate da Roberta Monopoli
musiche di Mario Arcari eseguite dal vivo da Mario Arcari, Tommaso Frigerio, Giosuè Pugnale
luci di Nando Frigerio
suono di Marco Sorasio
assistente alla regia Alessandro Frigerio
assistente ai costumi Elena Rossi
produzione Teatro dell’Elfo e Campania Teatro Festival