Col binocolo di mastro Calogero: “Parrini, santi e Miracula” di Paolo Chicco

Se c’è un personaggio di questo nostalgico e delizioso «Parrini, santi e miracula» (che chiude la trilogia filicudiana di Paolo Chicco) – nel quale identificare con buona probabilità l’autore (avvocato e scrittore piemontese ma eoliano doc d’adozione), questi è certamente il primattore mastro Calogero, che nutre «la passione di passare parte del tempo libero con gli occhi infilati in un potente binocolo […] per scrutare il mare e trasformare i piccoli puntini che apparivano all’orizzonte in grandi navi». Come dire: lo scrittore si accosta alle tante piccole storie di individui lontani nel tempo e nello spazio testimoniando al contempo un mondo che muta inesorabilmente: e ce le restituisce acute e presenti le prime, con partecipe e malinconica ironia i secondi. Il modello gattopardesco di don Fabrizio è decisamente rovesciato: Chicco-Calogero non cerca col cannocchiale l’appagamento di un desiderio di morte, di verità assoluta o di bellezza, quanto piuttosto una sete di vitalità e di appartenenza: che sono poi le lenti attraverso le quali osservare e riflettere sul mondo e sugli esseri umani: tutti tipi davvero simpatici e veraci tra «majare» e cornuti, mammane e presunte sante, miscredenti e malelingue. Su cui spicca il prete libertario di Filicudi, Don Cincotta (che profuma di un personaggio alla Hemingway), incline al whiskey e al tresette, «peccatore svergognato […] vestito come un cristiano e non come un parrino» e accanto al quale va ricordato anche il medico condotto dell’isola: quel dottor Alberigo che «si scantava di tutte le malattie che non si potessero curare con l’aspirina e la purga» e il cui sogno segreto, un po’ epicureo, è invece quello di aprire un bar con terrazza e juke-box. Linguisticamente poi Chicco non ha, per fortuna le velleità pseudo-camilleriane di molti: e il suo dialetto, usato con moderazione, è simpaticamente straniato, buffo, arricchito pure dai «pecca» (i soprannomi) e da alcune espressioni quasi formulari: «casacasa» e «tuttecose», ad esempio. «Parrini, santi e miracula» è bifronte: un romanzo che può benissimo essere letto come un libro di racconti, tenuti però magicamente insieme da una rete fittissima di relazioni e di vicende di e a Filicudi, il cui filo rosso è quello del piacere della narrazione per «rompere la solitudine davanti ad un piatto caldo a casa di commari curiose» e trovare, così, l’ubi consistam di una vita che forse è solo un sogno.

Paolo Chicco «Parrini, santi e miracula. Un sogno fatto a Filicudi», Fausto Lupetti Editore, Bologna, 2023, euro 15,00

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