CYRANO DE BERGERAC di E. Rostand

Adattamento e regia di Arturo Cirillo

cast – Arturo Cirillo, Valentina Picello, Giacomo Vigentini, Rosario Giglio, Giulia Trippetta , Francesco Petruzzelli, in diversi ruoli.

scene Dario Gessati, costumi Gianluca Falaschi, luci Paolo Manti

musica originale e rielaborazioni Federico Odling

 produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, ERT Teatro Nazionale

Al Teatro Stabile di Catania è arrivato lo spettacolo musicale Cyrano de Bergerac (in scena fino al 5 febbraio), nel riadattamento di Arturo Cirillo che ne è anche regista e principale interprete.

 Il regista racconta di avere amato questa commedia dalle tinte rosa e nere, fin da quando, ancora bambino, vide al teatro Politeama di Napoli l’edizione musicale con Domenico Modugno. Da allora ha nutrito il desiderio di confrontarsi con il celebre testo di Rostand e proporne una sua rilettura.

Ne ha ricavato, senza dubbio,  un’opera originale, ma, purtroppo, non sempre l’originalità è un pregio.

 Se davvero a qualcosa Cirillo ha voluto rendere omaggio quel qualcosa è la contaminatio, alla maniera di Plauto.

Il risultato è una parodia laddove vorrebbe essere un omaggio; come tale la si percepisce e di ciò non se ne vede la ragione.

Nella sua rilettura di Rostand, Cirillo  ha miscelato il testo (che ha una sua contestualizzazione precisa e in questa edizione stride con l’effetto cercato), la commedia dell’Arte, la dinamica del teatro e del suo gioco/finzione, l’avanspettacolo, la rivista da Lidò di Parigi e, infine, il Pinocchio di Collodi nella versione del capolavoro di Comencini.

L’effetto è quello di un pastiche di situazioni dalla difficile decodifica, dove Roxane appare come la fata Turchina, Cyrano è un attore-intrattenitore che ricorda anche Petrolini, i cadetti vestono smoking scintillanti, la governante di Roxane diventa Lumaca di Pinocchio, gli assassini vestono un cappuccio a cono, e via dicendo in trovate singolari.

La scelta di costumi, bellissimi e curatissimi (di Gianluca Falaschi),  che portano in scena una fantasmagoria carnascialesca, disorienta ancora di più.

Maschere macchiettistiche snaturano personaggi meravigliosi come quello di Roxane o Cristiano, o lo stesso Cyrano (attori molto bravi tutti), nel loro tentativo di incaranare un ruolo non ben definito, tra dialoghi pieni di contenuto e abiti sgargianti e svolazzanti, tra scene luminose (di Dari Gessati) e luci  (di Paolo Manti) da palcoscenico di rivista.

I cadetti di Guascogna, con la loro etica solida e gloriosa, al servizio del re, eroi coraggiosi e leali, sono qui attori, che nella resa generale producono una messa in scena grottesca. La soluzione di “giocare” col testo per raccontare il teatro, le gelosie fra attori, i travestimenti, il divertimento, stride tanto, troppo, con un testo che è un omaggio all’amore impossibile, alla solidità di un uomo nobile e generoso che si domanda “Anche io posso amare?”, alla passione di due giovani, all’esito tragico finale scritto per commuovere e non per fare ridere.

Ecco, il capolavoro di Rostand non può diventare una parodia. E non perchè nella memoria di chi conosce il teatro il ricordo di interpretazioni epiche è ancora vivo nella mente (Domenico Modugno, Gigi Proietti…); non è solo per quello. Ma le situazioni, i dialoghi, la vicenda stessa fanno di Cyrano de Bergerac un classico nato per suscitare empatia e riflessione.

Cirillo ha scelto una strada complessa, “Un teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda damore tra Cyrano, Rossana e Cristiano”, che ci ha convinto poco, forse perché tante erano le aspettative.

Loading