Il Dante che non ti aspetti “tra le fiamme e le stelle” per Palco Off
La scena? Quella di Campaldino, anno Domini 1289: una battaglia, come la sua vita. Lui è lì, come feditore a cavallo, insieme ai compagni guelfi che hanno il compito di «procurar contesa» agli odiati aretini. Suda e trema dentro la pesante armatura, ha paura. Avrebbe poi riferito di essersi fatto prendere dal panico e di essere fuggito dopo il primo durissimo scontro: “ebbi temenza molta”.
Comincia così, ex abrupto, il monologo, con la regia Emiliano Bronzino, «Dante tra le fiamme e le stelle» di e con Matthias Martelli e con Lucia Sacerdoni al violoncello, che la rassegna «Palco Off» di Catania ha presentato per la sua undicesima edizione al Centro Zo. Davanti al Sommo poeta il rischio era quello di uno spettacolo catastroficamente noioso o al limite pesantemente stereotipato: insomma la soporifera melassa pseudo-accademica che spesso accompagna operazioni del genere. Con una leggerezza tutta giullaresca invece Matthias Martelli, al di là dell’icona stereotipata, ci consegna un Dante simpaticamente pop pur filologicamente ineccepibile (e sulla cui densità hanno certo pesato le due consulenze doc: Alessandro Barbero, storico rinomatissimo e Claudio Marazzini presidente dell’Accademia della Crusca). D’altra parte la capacità di Martelli di affrontare «vite celebri» aveva avuto una illuminante conferma con «Raffaello, il figlio del vento», l’atto unico incentrato sulla figura del celeberrimo pittore urbinate che aveva chiuso la scorsa stagione della rassegna.
Questo affresco dantesco si snoda lungo le note vicende biografiche, splendidamente contrappuntate dal brillante violoncello di Lucia Sacerdoni, valore aggiunto allo spettacolo non solo perché in grado di dare vita ad un vero e proprio dialogo, ora frenetico ed incessante ora accorato e discreto tra parola e suono, ma anche perché capace di vestire i panni di una simpaticissima Beatrice votata, tra l’altro, ad un perenne e spassosa «comparsa» in playback.
Lo spettacolo ondeggia tra citazioni ora dalla «Vita nova» ora dalla Commedia – e Martelli sfugge per fortuna ad ogni enfasi declamatoria – e tocca a volte punte di irresistibile comicità: «Oddio, l’Alighero! Un disagiato…»; lo Stilnovo? «Una trovata da ubriachi…» e così via, lungo una sarabanda che non solo va oltre il copione, coinvolgendo anche il pubblico, ma che omaggia soprattutto il giullare per eccellenza del nostro teatro: quel Dario Fo il cui «Mistero Buffo» proprio l’allievo Martelli ha interpretato e portato in giro nei teatri italiani. In questa pirotecnica e colorata restituzione del padre (padrone) della nostra letteratura l’istrione Martelli ci restituisce anche la figura umana nostalgica ed irresistibile del poeta che deborda nel sogno finale, prima del buio, ma sempre meravigliosamente sospeso tra le fiamme e le stelle.
«Dante tra le fiamme e le stelle»
di e con Matthias Martelli
Regia Emiliano Bronzino
Violoncello Lucia Sacerdoni
Musiche originali di Matteo Castellan
Scenografia Francesco Fassone
Costumi Monica di Pasqua
Luci e fonica Loris Spanu
Prodotto da TEATRO STABILE DI TORINO e FONDAZI
ONE TRG ONLUS