La questione meridionale: “La dote della Santa”, romanzo di Domenico Squillacioti
La questione meridionale: “La dote della Santa”, romanzo di Domenico Squillacioti
«Salvatore e Mario passeggiavano lungo la stretta via principale di Grisello. L’idea era di arrivare, approfittando della splendida giornata di sole tiepido, in aperta campagna già raggiungibile a qualche centinaio di metri dal centro storico. Tutto il paese, del resto, non è altro che un’estensione del centro, che si arrampica e scende gradualmente a ridosso di una collina, e acquisisce l’aspetto di un grande presepe. Dai vicoli provenivano le risate e gli schiamazzi dei bambini che si divertivano a giocare all’acchiapparella. I due amici avevano percorso un breve tratto di strada quando di punto in bianco si udì un frastuono di botti proveniente da piazza Teatro, poco distante dal punto dove loro si trovavano. Andarono in quella direzione affrettando il passo. Arrivati allo slargo, non particolarmente grande, si trovarono di fronte a una vera e propria battaglia. Da due vie opposte confluenti nella piazza erano sopraggiunti, facendo ripetutamente fuoco con pistole di grosso calibro, due commando, formati ciascuno da tre uomini, che si erano aperti a ventaglio da una parte e dall’altra. Gli assalitori agivano a volto scoperto e non erano conosciuti in paese. Nella piazza si verificò un fuggi fuggi generale, ma, in pochi secondi, un gruppetto di tre uomini, di cui solo uno reagì sparando, rimase isolato. Per loro, presi tra due fuochi, non ci fu scampo e caddero crivellati di colpi in una pozza di sangue.» Il brano è tratto dal primo capitolo del romanzo storico-politico «La dote della Santa» (Pacini editore, euro 18, pp. 256). L’autore è Domenico Squillacioti, originario di Guardavalle (CZ), ma residente in Toscana dai tempi dell’università a Pisa, ormai più di cinquant’anni fa. Impegnato inizialmente nel Movimento Studentesco ha partecipato negli anni successivi alle battaglie politiche per ottenere l’adozione di provvedimenti istituzionali per risolvere la questione meridionale, aggravata dalla presenza della ’ndrangheta. Ora, smessi i panni del militante attivo e meno oberato dal lavoro, il calabro-toscano ha deciso di continuare le sue lotte con l’arma della scrittura. “La dote della Santa” è il suo esordio nella narrativa. I fatti descritti fanno riferimento ad avvenimenti realmente accaduti, ma, trasfigurati con l’immaginazione. Anche i personaggi e i luoghi hanno subìto lo stesso trattamento. L’idea del romanzo si basa sullo scontro cruento tra la cosiddetta Fibbia e la ’Ndrangheta avvenuto sulla costa ionica calabrese, al confine tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria, negli anni ’60-’70. I componenti della Fibbia ricorrono all’intimidazione, alla corruzione, ma i loro modi paternalistici inducono i membri della comunità ad accettare i vantaggi proposti dai suoi membri. La ’Ndrangheta, invece, si sviluppa attraverso la speculazione edilizia, il traffico della droga e delle armi. In questo scenario si muovono i due protagonisti, Mario e Salvatore, giovani esemplari animati da un profondo senso etico che assistono ai profondi cambiamenti della loro tormentata terra in una Italia travolta dalle lotte politiche. Le loro vite si intrecciano ai grandi discorsi idealistici (risolvere la questione meridionale) e alla cruda realtà (politica corrotta e criminalità organizzata), infine arriva il disincanto e l’addio alla propria regione.
A cura dell’associazione Seminaria e del DiSU dell’Università della Calabria, il libro sarà presentato giovedì 20 febbraio alle 17 a Cosenza nella sede dell’Auser di via Milelli 10. A dialogare con l’autore saranno i professori dell’Unical Giuseppe Lo Castro e Katia Massara. Coordinerà Franco Araniti.