L’Odissea delle donne al Cortile Platamone di Catania

L’Odissea delle donne,  è uno spettacolo prodotto da Effimera per il Teatro Stabile di Catania,  andato in scena a Catania (Corte Mariella Lo Giudice, Palazzo Platamone) durante il Catania Summer Fest, 5 e 6 luglio 2025, tratto dal romanzo di Marilù Oliva e  da un’idea di Federica Di Martino con la regia di Cinzia Maccagnano e le musiche originali di Giorgia Faraone. Scene e i costumi, curati da Laura Giannisi

Una rilettura anticonvenzionale del capolavoro omerico che, invece di ruotare intorno alle peripezie dell’Uomo di multiforme ingegno, ruota attorno ai molteplici punti di vista delle donne che  Odisseo incontrò durante i dieci anni di peregrinazione per il suo nòstos: Calipso, Euriclea, Nausicaa, Circe, Penelope e all’eterna presenza di Atena.

Un cast interamente femminile che comprende Federica Di Martino (Atena), Sonia Barbadoro (Euriclea), Eleonora Bernassa (Nausicaa), Beatrice Ceccherini (Calipso), Liliana Massari (Penelope) e Silvia Siravo (Circe) . Insieme a loro altre donne, l’autrice del testo,  la regista, la musicista che ha creato il sound.

Su una scenografia essenziale, con l’utilizzo di bauli e valige che dichiarano subito e apertamente il gioco del teatro, Federica Di Martino incarna Atena, la dea che protegge Odisseo e che diventa qui narratrice e collante degli episodi raccontati, ognuno con protagonista una delle donne.

Come una dj, usando strumenti e linguaggi moderni, microfono in mano e mixer introduce e commenta, tesse i fili della narrazione. Calipso (Beatrice Ceccherini),   intrappolata nel suo amore per Ulisse, dà voce alla dolorosa scelta di lasciar andare e si domanda insistentemente “Sono meno bella di Penelope?” Euriclea (Sonia Barbadoro), la balia che ha accudito il piccolo Odisseo e poi l’ha visto crescere e partire,  incarna il legame materno e fedele. Nausicaa (Eleonora Bernassa), è una  seduttrice innocente, giovane ma risoluta. Circe (Silvia Siravo), appassionata, ammaliante,  sfida gli stereotipi, rifiutando i maschi tranne uno, Odisseo.

Infine Penelope (Liliana Massari), il simbolo della fedeltà per antonomasia,  capace di astuzia, forza e pari dignità rispetto al marito, nella sua strategia per non cedere ai Proci.

Le accomuna la volontà precisa di ribaltare uno stereotipo -piuttosto presente nel poema di Omero- “gli uomini fanno la guerra, le donne stanno al telaio”.

Non mancano episodi dove Omero ha totalmente escluso la presenza delle donne, come quello di Polifemo che diventa qui un corpo immane costituito dai corpi delle donne che si compongono in una piramide umana e diventano titaniche, come il Ciclope sull’Etna.

La modernità di questo messaggio capovolto dagli eventi, dalla centralità delle scelte femminili, è sottolineato dalla scelta delle tecniche di rappresentazione della regia che nasce dalla perizia e dalla familiarità coi classici di Cinzia Maccagnano che ha giocato coi pochi elementi di scena e col supporto delle attrici che costruiscono immagini coi costumi, le stoffe, i cappelli o, semplicemente, col loro corpo; ha potenziato l’effetto straniante grazie al sound di Giorgia Faraone che ha creato musiche che vanno da sonorità jazz al folk, dalla disco music alla new age.

Un’Odissea senza Odisseo è sicuramente un poema parallelo possibile, un ribaltamento del tòpos dell’eroe invincibile perché astuto, una visione al femminile che non vuole limitarsi a un riscatto femminista ma, semplicemente, invitare a un’ipotesi più lucida, più attenta ad altri particolari.

FOTO di Antonio Parrinello

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