Sulle nuvole con Frazzetto: “Nuvole sul grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica”

Ci sono pochi filosofi capaci di attraversare la (post)contemporaneità estetica con l’acume e la profondità di Giuseppe Frazzetto. Questo suo ultimo «Nuvole sul grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica» (Quodlibet Studio) ne offre ampia testimonianza, ultimando quasi un trittico iniziato con «Epico caotico» (2014) e proseguito con «Artista sovrano» (2017), di cui ci siamo occupati proprio su queste pagine. Il saggio abbraccia una complessità di temi e di situazioni che solo la sua capacità di analisi visionaria rende espliciti e comprensibili grazie anche ad uno stile denso e seducente che spesso sconfina nella pura narrativa e che già in apertura, nello splendido «Prologo in forma di mito», pare richiamare il Pavese dei «Dialoghi con Leucò»: e non certo a caso la nozione di mito è centrale nel saggio di Frazzetto.

Ma il rapporto con l’immagine suggestiva delle nuvole rimanda almeno in parte, anche alla sua accuratissima monografia su arte e artisti in Sicilia nel ‘900 che si intitolava appunto «Solitari come nuvole» (1988). Il centro di questo saggio è occupato dall’apocalisse estetica, ovvero l’estetizzazione di ogni nostro atto, accompagnato dalla convinzione di un agire conclusivo, di azioni «totalizzanti sebbene effimere». Perché apocalittico? Perché noi prosumer (produttori e consumatori) viviamo nell’attesa che qualcosa si manifesti pur rinviandola di continuo. Compaiono anche altri temi cari a Frazzetto, che ce ne fornisce una mappa teorica: la gamification, i videogiochi, la post-fotografia, i meme, gli NFT (non-fungible token), i documenti che certificano l’autenticità, l’unicità e la proprietà di un oggetto digitale. Testo polisemico e multiforme, «Nuvole sul grattacielo» guarda nell’impostazione – suddivisa in «Novissimo estetico»; «Immagini»; «Narrazioni» – alla filosofia e alla musica (il momento tripartito del saggio rinvia non solo alla dialettica hegeliana ma anche alla forma classica della sonata), coniugando alcune nuove categorie e risemantizzandole per esempio dal cinema: una, centrale, è il Solaris – ripreso dall’omonimo film di Tarkovskij (1971) e Soderberg (2002) – concetto che Frazzetto indica come «l‘inarrestabile pulsione produttiva dei media, razionale e irrazionale, a volte comunicativa ma soprattutto espressiva, frammentaria sebbene a volte concatenata in cicli, metafore ossessive, stereotipi ripetuti». Nel mondo estetizzante Frazzetto indaga la situazione dell’individuo «stordito (per dirla con Leopardi) dal niente che lo circonda» e che egli stesso produce. E’ insomma la pulsione narcisistica di qualsiasi cosa trasformata in spettacolo per chiunque. E del Solaris subiamo il fascino: «ci vampirizza, ci trasforma in potenziali artisti, produttori, performer.» E’ il mondo ipercomplesso e disintermediato, reso obeso dai rifiuti estetici casuali che grazie ai media, gettiamo nel mondo in un loop senza fine. Nel generale sconvolgimento dell’individuo asservito al Solaris, Frazzetto addita alla pratica della «cerimonia del me-mondo» in cui il Singolo revoca la delega all’Artista. Infine – e ci pare uno degli elementi più significativi – Frazzetto riprende il De Martino de «Il mondo magico» che ammoniva sulla «crisi della presenza», riflettendo tra soggettività e oggettività, sul rapporto tra percezione e comprensione, sull’azzeramento delle categorie di spazio e tempo, sovvertite dalla tecnologia, sulla fine della «distanza», sulla penuria di comprensione del reale; tutti temi che che convergono sul concetto di «ominazione»: dove siamo diretti? Cosa stiamo diventando? Che visione e versione del mondo? Una meditazione che restituisce un’immagine fascinosa: in cima ad un grattacielo Giuseppe Frazzetto e l’Angelo di Benjamin, spalla a spalla, scrutano il cielo e l’orizzonte: e la linea del cielo è il passato ma anche il tempo che verrà.

Giuseppe Frazzetto, Nuvole sul grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica. Quodlibet, 2022, euro 18,00

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