Un accattivante biopic teatrale: “Raffaello, il figlio del vento”. Al Centro Zo di Catania

Tra cuntu e biografia romanzata, tra arte e passione, si snoda “Raffaello, il figlio del vento”, il monologo incentrato sulla figura di Raffaello Sanzio, che ha concluso sui legni del Centro Zo di Catania la rassegna Palco Off, giunta alla sua nona edizione. Sul palco la voce e il corpo di Matthias Martelli che ha scritto interpretato e diretto lo spettacolo, coadiuvato dall’accompagnamento musicale dal vivo di Matteo Castellan, al pianoforte. Dunque una sorta di biopic teatrale sull’immenso Raffaello Sanzio, che ne ha ripercorso la vita – ahimè brevissima – ma ne ha pure sondato la densità artistica e la parabola umana senza cadere nella trappola dell’accademismo, né debordare nella riproposizione superficiale e ammiccante da talk show: insomma l’urbinate raccontato col filtro leggero ma non superficiale del varietà. Un volo fatto di parole, di canti, di episodi singolari che emergono da una conoscenza attentissima delle fonti da parte di Martelli. Suggestivo anche lo spazio scenico che ha giustamente lasciato spazio alle opere di Raffaello: semplici teloni bianchi sui quali si sono alternati, in proiezione, i capolavori di un talento precocissimo. Nato nel 1483 nella Urbino del potentissimo Duca di Montefeltro, Raffaello Sanzio respira già il Rinascimento in un luogo che vede accendersi una koinè culturale di assoluto rilievo. Lui, figlio d’arte, apprende le tecniche pittoriche nella bottega del padre Giovanni Santi. Proiettato nell’olimpo degli artisti dal suo talento, Raffaello viaggia tra le maggiori corti dell’epoca; pur giovanissimo cambia committenti che tentano di accaparrarselo. Martelli ci racconta tutto questo col piglio dell’appassionato, pescando tra le fonti coeve (il Vasari su tutte), tra croniche lontane e vicine. “In realtà – ha dichiarato Martelli in una intervista – l’elemento più forte su cui si è innescato questo spettacolo è stata la constatazione che questo artista, il suo fascino, la sua straordinaria vita, piena di viaggi, sfide, tragedie amori, fosse vista come poco accattivante rispetto alla vita di altri geni come Leonardo e Michelangelo. L’idea è stata allora quella di riscoprire la vita di Raffaello, considerata a volte meno interessante, ma che considero quantomeno alla pari di tutti loro.” Una riscoperta che Martelli ha arricchito delle inclinazioni personali, arricchendo con una innata capacità giullaresca e un pizzico di ironia non sola la “lettura” dei capolavori ma anche le vicende amorose dell’artista (la passione infinita per la su fornarina), capace di trasformarsi poi in commozione nella rievocazione della morte di Raffaello, sepolto insieme agli altri dèi delle arti all’interno del Pantheon. Un spettacolo per tutti che ammicca ai più giovani.

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