“Quando nulla avrà più importanza”: la fine del mondo nel nuovo libro di Alessia Principe
Quando nulla avrà più importanza. La fine del mondo nel nuovo libro di Alessia Principe
«Quando nulla avrà più importanza» (edito da Zona 42, per la collana 42 Nodi curata da Elena Giorgiana Mirabelli) è un romanzo breve, o, se preferite, un racconto lungo di genere distopico interamente costruito intorno alla figura della sua protagonista, Caterina. Quello di Caterina è un personaggio complesso e complicato, caratterizzato da uno spessore psicologico tale da renderlo “tridimensionale”, una tridimensionalità da intendere, ovviamente, anche in senso temporale: Caterina, come qualsiasi personaggio che non sia una piatta e scialba ‘figurina’, ha un passato, un presente e un futuro. Un passato nel quale è accaduto qualcosa che l’ha profondamente segnata sia fisicamente (la donna reca sul proprio corpo un “segno” di quello che le è successo) che psicologicamente. Un presente, problematico, di donna in fuga. Infatti, in un giorno apparentemente uguale a tutti gli altri, Caterina prende la decisione di andarsene di casa, portando con sé la figlioletta Andrea, e di rifugiarsi nella dimora di campagna dove da bambina era solita trascorrere le vacanze estive. Un futuro, almeno prossimo, catastrofico. Anzi, letteralmente apocalittico. Giunta infatti sul ponte che divide in due la città, la strada le crolla davanti e solo per un caso fortuito la sua auto non precipita nel fiume sottostante. Ciò che si sta verificando non è un semplice terremoto ma un evento distruttivo dal quale non è possibile tornare indietro: quello è l’ultimo giorno del mondo e quei crolli sono solo l’inizio della Fine. In poco più di cento pagine Alessia Principe – giornalista professionista, che ha lavorato a lungo nelle redazioni di diversi quotidiani calabresi, e che scrive prevalentemente di cultura e spettacolo –dà vita a un racconto dall’intreccio magistralmente costruito, caratterizzato da una prosa che a tratti diventa pura poesia e regala immagini, metafore, similitudini vivide e suggestive. Sono tanti i temi contenuti in questo piccolo libro e il rischio potrebbe essere quello di eccedere, ma così non è perché l’autrice dimostra una sapiente padronanza della scrittura, andatasi affinando di libro in libro. Quando nulla avrà più importanza è infatti la terza prova narrativa di Alessia Principe dopo Tre volte (BookaBook, 2016) e Stelle meccaniche (Moscabianca edizioni, 2023). «Sta venendo giù il mondo, la vita, la montagna che è sempre stata lì e ora dice basta, è finita. La capisco, non si può essere sempre montagna, si può essere anche frana e andare in frantumi». Quando nulla avrà più importanza racconta il crollo interiore di una donna inserendolo nel contesto di un’Apocalisse planetaria: il frantumarsi di un microcosmo personale nell’Armageddon generale che imperversa tutto intorno. Caterina è una donna, lo dicevamo all’inizio, complessa e complicata. È tormentata dalla paura, dall’insicurezza, dal senso di inadeguatezza, e in quanto tale stenta a trovare un proprio equilibrio, un proprio posto nel mondo. La sua vita, specie il suo passato, sono segnati da mancanze, assenze, abbandoni, dal ricordo del padre che se ne va di casa quando lei era ancora una bambina. Nella vita di Caterina c’è un fantasma, Klaus, che non si sa quanto sia ‘reale’ e quanto, invece, proiezione della sua mente tormentata. Sta di fatto che Klaus la perseguita – anche se sembra essere connaturato in lei – e, quasi fosse la personificazione di un atavico senso di colpa, la colpevolizza per ogni cosa che fa e che pensa. Così Caterina è una donna che si dibatte nella convinzione di non essere meritevole della felicità. Questo stato di cose si ripercuote sulla sua vita familiare, sul suo essere moglie e madre. Sente di non riuscire ad amare la piccola Andrea nel modo giusto, o almeno in quello che la società convenzionalmente ritiene che sia il modo giusto. E anche il rapporto con il marito si incrina: Caterina è una donna che lascia per paura di essere lasciata. Il disagio mentale, il senso di costante inadeguatezza di una donna che si confronta con un modello femminile di perfezione, imposto da una società che, per quanto sghemba e imperfetta essa stessa, non tollera passi falsi e non concede alle donne il diritto di mostrarsi fragili nell’ambito delle interazioni familiari, si innesta in uno scenario distopico da fine del mondo, in cui man mano che Caterina (costretta a un’estrema lotta per la sopravvivenza, tra saccheggi e crolli, episodi di violenza e di isteria collettiva), si inoltra nel suo viaggio di ritorno – perché ha capito che se il mondo sta finendo può solo tornare a quella casa dalla quale stava fuggendo – il tempo implode all’indietro, le ere si accartocciano a ritroso le une sulle altre in una successione di scene dalla cronologia più disparata, fra cui spicca quella di un carro trainato da un uomo, un carro sul quale sono accatastati esseri umani esanimi, e appresso ad esso, una donna che reca in braccia una bimba ormai priva di vita. Una scena manzoniana, una delle pagine più note de I promessi sposi, probabilmente la più struggente: l’episodio della madre di Cecilia, nello sfacelo abbrutente della peste. Il finale del libro, onirico e bellissimo, conduce a una catarsi e, chissà, a una palingenesi. Perché anche quando il mondo crolla, la speranza, «ultima dea», non abbandona i mortali, e ogni fine non è che un nuovo inizio.
Alessia Principe, Quando nulla avrà più importanza, Zona42 2023, pp.116, € 10,90