UNA RELAZIONE ACCADEMICA, alla Sala Di Martino di Fabbricateatro di Catania
Regia di Elio Gimbo, con Sabrina Tellico
Nel 1919, nella raccolta intitolata Un medico di campagna, Franz Kafka pubblicò un racconto rimasto celebre per la caratteristica tematica surreale che è la cifra peculiare dello scrittore ceco, Un relazione accademica.
E’ la storia, narrata in prima persona, di una scimmia, poi divenuta uomo, che narra la sua vicenda davanti al folto uditorio di una conferenza scientifica.
La sua storia parte dal momento in cui una spedizione di cacciatori la cattura sparandole due colpi, uno alla guancia, che gli farà insorgere una cicatrice che gli varrà il soprannome di Red Peter (Pietro Rosso), ed uno all’inguine, che gli causerà la zoppia. Imbarcata su una nave in viaggio verso l’Europa, la scimmia si ritrova, per la prima volta, senza la libertà di muoversi come vuole. Per recuperare “una via d’uscita” se non proprio la libertà, Pietro Rosso comincia a studiare le abitudini degli uomini dell’equipaggio e, prestissimo, con sorprendente facilità si mette ad imitarli.
Quella della relazione accademica, è, appunto, una tecnica narrativa con cui l’autore indaga sulla differenza fra l’essere umano e l’animale che si confronta e tenta di assomigliare al suo padrone per salvarsi la vita. Deve operare una scelta: o finire in uno zoo o entrare in un circo.
Farà di tutto per diventar abbastanza umano, scegliendo gli insegnanti e dimostrando di potere addirittura superare i suoi maestri.
Con un’operazione raffinata e lucida, il regista Elio Gimbo ha messo in scena, presso Fabbricateatro, il racconto di Kafka con uno spettacolo essenziale e penetrante, capace di restituire tutta la complessità e l’ambiguità del testo originale. La pièce, costruita come una conferenza tenuta da un’inafferrabile creatura metà animale e metà uomo, diventa un perfetto esercizio di straniamento e riflessione sulla condizione umana, sulla civiltà e sull’adattamento sociale.

Il linguaggio preciso, a tratti burocratico, dello scrittore è restituito con ritmo controllato e con una dizione che mantiene la tensione emotiva sempre alta. L’effetto è quello di un progressivo svelamento: dietro l’apparente trionfo dell’animale che ha imparato il linguaggio umano, si avverte tutta la tragedia di un’identità sacrificata sull’altare dell’adattamento.
Una relazione accademica è una parabola amara sulla civiltà, sull’assimilazione forzata e sulla perdita di sé e la versione di Fabbricateatro ha consegnato allo spettatore un messaggio universale, pregnato di densità concettuale, lasciando il pubblico sospeso tra il sorriso amaro e una profonda inquietudine.