Testo e regia Rosario Palazzolo

 con Silvio Laviano  (voci Cosimo Coltraro, Manuela Ventura, Viola Palazzolo, Rosario Palazzolo)

 scene e costumi Mela Dell’Erba

musiche originali ed effetti sonori Gianluca Misiti

produzione Teatro della Città.

QUEGLI “STRABILIOSI” ANNI CINQUANTA

L’anno teatrale a Catania è cominciato davvero bene. E’ cominciato bene al Piccolo Teatro della città con uno spettacolo che torna per la seconda volta dopo il debutto alla sala Futura nel 2021. Si tratta di una pièce che fa parte di una trilogia, la trilogia dell’ Espiazione (Letizia for ever , e La veglia) scritta da Rosario Palazzolo, che ne è anche regista: Eppideis, recitato, anzi animato e vissuto in scena con il coinvolgimento del pubblico, da Silvio Laviano.

Happy days è stato il  primo telefilm cult degli anni Settanta in Italia, amato dal pubblico dei giovani di allora che, quando qui si portavano ancora i pullover fatti a mano e le gonne cucite in casa, fecero scoprire la gioventù americana degli anni Cinquanta, i giubotti di pelle, le canzoni suonate al jukebox, le comitive di amici, i salotti colorati, le motociclette veloci e una certa aria di modernità e libertà.

Insomma, gli “strabiliosi” anni Cinquanta che Gioni, la protagonista di questo racconto distopico e paradossale, sogna di ricostruire come suo mondo ideale di fuga e immaginazione.

A scena aperta un attore-personaggio aspetta il pubblico in posizione da bambolotto e sguardo spento, una musica, anzi un rumore disturbante come una interferenza, lo mette in moto e, lentamente, il personaggio non definito, il fantoccio in crisi con se stesso entra in un ruolo totalmente distante dalle sue caratteristiche. Diventa Gioni, una ragazzina di tredici anni, che vive dentro una bugia, una proiezione del suo mondo reale fatto di dolore e solitudine, effettua su di sé una metamorfosi tale che rende credibile il suo essere ragazza, con la gonna a ruota, le mollettine fra i capelli e… i baffi. La bravura di Laviano è tale che lo spettatore non vede più l’inganno, che è sempre nel teatro, ed entra con lui/lei nel gioco della bugia. Eppideis, in greco antico significa apprendimento, e ciò a cui abbiamo assistito è un percorso di apprendimento, comico, tragico, grottesco.

Il testo scritto da Palazzolo è, per sua stessa ammissione, “il più atipico dei miei spettacoli atipici, e ciò principalmente perché offre la mia versione scritta, detta, rappresentata del fallimento inteso come fallimento della creazione artistica”, un gioco di richiami e di ruoli che, entrando nella lezione di Pirandello, porta a una riflessione sul senso della realtà, sul peso del sogno e sulla specularità tra essere e apparire. Quando Gioni diventa Gioni, si traveste, balla sulle celebri note della sigla del telefilm e poi guarda gli spettatori seduti ad assistere, li guarda stupita e lieta e dice “come vi ho immaginato bene, sembrate veri”. Così comincia uno scambio di ruoli, i mitici personaggi, da Fonzie a Sandy, a Mammina, sono persone vere sedute in platea che portano la “vita del fuori dentro” e che Laviano coinvolge in un passaggio costante dalla risata alla commozione. Una scenografia colorata e decisamente “finta” (curata da Mela Dell’Erba ) consente questa fiction necessaria alla mente di chi sente tanto dolore da volere scappare. Perchè “la felicità è una cosa semplice a volerla, è il farla che è complicata”. Il messaggio di Palazzolo, che alla fine del gioco, scende dalla platea e dichiara davanti a un microfono tutta la sua inadeguatezza, è la dichiarazione che anche l’arte è destinata a fallire perchè quell’inganno, quella bugia, quell’immaginazione non ha salvato Gioni e non può salvare. La musica finisce e torna l’interferenza.

Il linguaggio del testo è  un ricercato innesto di termini semplici, di riproduzioni onomatopeiche dello slang giovanile angloamericano con passaggi filosofici dal forte impatto dialettico. Un’operazione funambolica che si regge tutta sulla tecnica oggi pienamente matura e sorprendente di uno dei migliori attori del teatro contemporaneo.

 Lo spettacolo sarà a Palermo a Spazio Franco il 12, 13 e 14 gennaio.

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