Far vivere i paesi: “Inside the stone. Leggere l’antico”. La giornata Mondiale del Latino in Calabria
Quando arrivi in un paese
devi sederti da qualche parte e stare zitto.
Nessuna foga di parlare.
Aspettare che il silenzio ti porti qualche dono.
Se hai fretta, in un paese non avrai fortuna.
Franco Arminio, «La cura dello sguardo», 2020
Torniamo a (far) rivivere le piccole comunità, dove l’Italia è nata e cresciuta. L’architetto Stefano Boeri ha detto che “L’Italia è piena di borghi abbandonati da salvare.” Vengono definiti comuni a rischio scomparsa. Eppure sono una parte integrante del nostro patrimonio naturalistico, storico e artistico. Essi rappresentano una grande opportunità anche per dare casa a quanti non riescono. L’Italia dei paesi è fatta di circa seimila comuni con una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. Sono sparsi su due terzi del territorio, nelle cosiddette “aree interne.” La dorsale appenninica è quella maggiormente coinvolta dalla crisi, con migliaia di paesi che si svuotano a causa anche della paurosa diminuzione dei servizi: poche scuole, scarsi mezzi pubblici, sanità problematica, rete web spesso inadeguata. E’ vero che l’Italia si sta spopolando, è vero che in vaste aree del Mezzogiorno è pure peggio, considerando la denatalità ma anche le partenze dei suoi giovani verso il Nord, ma non è vero che essi vanno via se gli si propongono condizioni ottimali di vita. La maggioranza di essi – secondo alcuni sondaggi – sarebbe orientata a restare nei piccoli centri per godere di un ambiente naturale migliore rispetto a quello metropolitano; in particolare, il 68 per cento rimarrebbe per godere di contatti sociali più gratificanti e il 65 per cento per forti legami con la comunità locale. Inseguendo le suggestioni di poeti come Franco Arminio, il “paesologo” irpino, o come Vito Teti, l’antropologo calabrese, Antonella Tarpino ha scritto alcuni anni fa un bel libro, Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra memoria e futuro (Einaudi,2012), che fa i conti con la problematica questione dello spopolamento. Dalle valli alpine disabitate fino alle grandi cascine della pianura del Po, ora abitate dai mungitori venuti dall’India, la scrittrice ha viaggiato alla volta degli Appennini. Ecco l’Abruzzo e l’Irpinia, terre di terremoti e di ricostruzioni mai finite, ed infine la Calabria dei paesi abbandonati, quelli in cui approdano i migranti venuti dal mare, che confidano nell’accoglienza e, speriamo, nella “restanza”. Quali soluzioni? Una via di uscita potrebbe essere quella che la storica torinese ha definito amministrazioni solidali. Per evitare la fine è innanzitutto necessario trovare non solo il modo di recuperare le vecchie abitazioni, ma invertire la situazione demografica, attirando le persone dalle città e/o ripopolare i paesi con l’accoglienza dei migranti. Serve lungimiranza, avere visione, e, poi, una burocrazia semplificata che permetta incentivi e accesso alla terra. E qui veniamo al secondo aspetto, il fondamentale, l’economia. I due pilastri sono il turismo e l’agricoltura. Bisognerebbe puntare su una accoglienza a rete fatta di ordine, pulizia, gentilezza e generosità degli abitanti coniugata a locali di ristoro, agriturismi, bed & breakfast e alberghi diffusi. Tali fattori sono gli elementi costitutivi di una nuova politica di sviluppo sostenibile volto a un “turismo esperenziale” alla riscoperta dei valori, tradizioni, culture, sapori e prodotti dei piccoli centri. Per l’agricoltura, poi, bisognerebbe avvalersi di tutti gli strumenti che le regioni individuano per incentivare i ritorni o gli arrivi, partendo da un inventario pubblico di terreni incolti o abbandonati sui quali investire. Un’ulteriore fattore di crescita potrebbe derivare dal cosiddetto “terzo settore”, con il finanziamento di progetti di comunità: cooperative di assistenza sociale per i più fragili. Al miglioramento economico e demografico potrebbero, infine, concorrere sia “ i borghi del benessere”, dove si assistono in modo ottimale gli anziani, sia quelli dell’innovazione, per lo sviluppo di un’economia digitale. Nell’Italia più profonda e lontana dalle città c’è un fiorire di iniziative, spesso disparate (a volte disperate), per far rinascere le piccole realtà locali. Di una cosa comunque si può essere certi: senza la cultura non si potranno fare passi in avanti. Per questo è importante promuovere la conoscenza del passato in ogni suo ambito, valorizzare i luoghi e le bellezze paesaggistiche e architettoniche del Bel Paese. Conoscere la storia di un territorio consente di attivare e promuovere il senso di appartenenza alla comunità. Nelle tradizioni si rintracciano quelle radici che consentono di mantenere viva, soprattutto in questo delicato momento storico, l’essenza del sentirsi cittadini, dunque di essere parte attiva della comunità nazionale e globale. Se prendiamo ad esempio la regione italiana a più altro rischio di spopolamento, la Calabria, osserviamo che non mancano i segnali di vitalità. Sono diversi i paesi calabresi che stanno attivando politiche di reazione al calo demografico e al degrado sociale. Uno di questi è Altilia (CS). Conosciuto come il paese degli scalpellini e posto su uno spettacolare colle a picco sulla valle del fiume Savuto, scavalcato in quel tratto dall’antico ponte romano della via Annia Popilia, il piccolo comune al confine tra le province di Cosenza e Catanzaro, potrebbe costituire una delle novità dell’offerta turistico-culturale ed economica della Calabria nei prossimi anni avendo “le carte in regola” per essere attrattivo: storia, paesaggio, tradizioni e cultura (https://youtu.be/kDlPx-P-mRs). Diverse sono state nel passato recente i progetti curati dall’amministrazione altiliese per ravvivare il paesino calabrese. In attesa della Festa dell’Antico che si terrà nella prima decade di agosto, si sta lavorando alacremente a Inside the stone – Leggere l’antico in programma il 13 aprile 2023 (https://youtu.be/AJF3hIIP9L8). Proprio in questo suggestivo luogo di Calabria, in occasione della Giornata mondiale del Latino, l’Amministrazione Comunale e l’Aicc, (Associazione di Cultura Classica – sez Antico e Moderno) in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Unical (DiSU), e con il contributo della Pro Loco Altilia e delle associazioni SeminAria culture, Interminati Spazi, proporranno una giornata di studio, di riflessione storico-letteraria e artistico-musicale, per favorire la conoscenza, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale del territorio. L’idea che sorregge il progetto è approfondire la persistenza della cultura classica e delle tradizioni antiche nel tempo presente. Nell’affrontare la vita odierna e nel proiettarsi verso il futuro è importante, soprattutto per i più giovani, acquisire piena consapevolezza della propria storia. Per questi motivi saranno chiamati ad essere protagonisti attivi studenti provenienti sia dall’Università della Calabria che da scuole dell’area cosentina: il Liceo Classico “B. Telesio” e l’Istituto di Istruzione Superiore “L. Della Valle”. Ci auguriamo – conoscendo l’omogeneità del territorio – che le amministrazioni dei piccoli comuni della valle del Savuto superino gli antichi campanilismi e sappiano fare rete. Per il bene di tutti.
foto: Franco Daddo Scarpino. Il ponte di Sant’Angelo o di Annibale, in Calabria.