Più vero del reale: il cinema secondo Gillo Pontecorvo. Un saggio da Mimesis

A poco più di due anni dal centenario della nascita di Gillo Pontecorvo (Pisa, 19 novembre 1919), alcune iniziative – tra cinema, arte e letteratura – hanno riproposto, anche criticamente, l’attenzione per un regista che spesso è stato marginalizzato a causa di una produzione ritenuta, seppure di altissimo livello, troppo esigua. Se meritoriamente il Torino film festival 37 ha presentato in versione restaurata il suo primo film, La lunga strada azzurra – tratto dal romanzo breve Squarciò di Franco Solinas, (pubblicato nel 1956 da Feltrinelli e riedito nel 2001 dalla Ilisso) del quale Solinas stesso fu anche sceneggiatore con lo stesso Pontecorvo ed Ennio De Concini – la mostra «Gillo Pontecorvo: lo sguardo umano», sempre a Torino, è stato l’omaggio che il Museo Nazionale del Cinema gli ha dedicato. Sul fronte editoriale segnaliamo invece «Il sole sorge ancora» una interessantissima antologia, per la collana Cinema di Mimesis, che raccoglie editoriali, articoli e interviste firmati proprio da Gillo Pontecorvo.

L’attenta curatela è di Fabio Francione che si occupa del cineasta italiano da due decenni: un percorso di studio costantemente esplorato con tutta una serie di iniziative, di retrospettive, di volumi e intrapreso nell’edizione del 2000 del Lodi Città Film Festival di cui Francione è l’ideatore. Prima di Kapò (1959), La Battaglia di Algeri (1966) e Queimada (1969), Pontercorvo intraprese all’indomani della Seconda Guerra Mondiale la carriera di giornalista, inviando corrispondenze da Parigi e, successivamente, assumendo la carica di direttore di Pattuglia, la più popolare tra le riviste giovanili del Partito Comunista. A corredare l’antologia, una serie di scatti fotografici che attraversano anche la sua carriera di regista e quattro interviste: a Picasso, a Marlene Dietrich, a René Clair e a Jean Frédéric Joliot-Curie, pubblicate nel 1947 su Omnibus, MilanoSera e La Repubblica. La postfazione fotografica del volume è assai interessante poiché rende conto dell’inesausta attività di Pontecorvo del periodo post-resistenziale: durante un comizio a Genova nel ‘46; sul set de Il sole sorge ancora di Aldo Vergano; con Picasso e Paul Eluard o con Giuseppe De Santis. Il volume indaga un aspetto decisivo della vita del regista, che già sulla carta coltiva una attenzione smisurata e ossessiva per i particolari: quella che diventerà, nei film, la necessità di non tradirne l’idea genuina: una sorta di «nostalgia dell’altrove – come l’ha definita Sergio Di Lino – un desiderio di conoscenza nei confronti dell’uomo preso nella sua totalità e al tempo stesso nelle sue molteplici declinazioni». Un uomo che è stato anche un grande regista di cinema come scriveva Irene Bignardi nelle «Memorie estorte ad uno smemorato. Vita di Gillo Pontecorvo». Un uomo improvvisamente folgorato sulla via del cinema da Paisà di Rossellini e che aveva mosso i primi passi come «battutista» – intervenendo cioè con qualche dialogo nelle altrui sceneggiature – e solo in seguito come sceneggiatore e autore, prima di documentari poi di lungometraggi. Quello che colpisce leggendo Il sole sorge ancora è il segno politico della sua scrittura, l’attenzione assoluta, sincera verso le forze operaie, verso gli umili, i braccianti, l’entusiasmo per una gioventù attiva di cui lui stesso si sentiva parte nella rigenerazione di una Italia distrutta dalla guerra. Gli scritti abbracciano argomenti vari e sempre coevi: l’espulsione degli ex partigiani dalla costituenda Celere; la critica nei confronti di «Giolitti, Nitti, Bonomi, Mussolini, De Gasperi […] tutti ricucinatori della solita scipita minestra»; una fiammeggiante intervista al giovanissimo Berlinguer, dirigente nazionale comunista; la pressione sui dirigenti DC per la messa al bando dell’atomica e le proteste contro il Patto Atlantico insieme al ricordo indiretto di Eugenio Curiel; e ancora: l’attenzione agli scenari internazionali – dalla Cina di Mao alla Spagna del «boia Franco» – la denuncia contro lo sfruttamento del lavoro: e l’articolo sulle «sartine» vale davvero un reportage. Non può mancare il cinema: da un lato le staffilate a quello americano, «stupefacente dello spirito» dall’altro la positiva accoglienza per Sogni proibiti (The Secret Life of Walter Mitty, 1947 diretto da Norman Z. McLeod), «chiave contro l’inganno di Hollywood». Poi nell’intervista a René Clair sul nuovo cinema italiano – «alcune parti di Roma città aperta – rispondeva Clair – sono tra le migliori cose che siano state fatte durante e dopo la guerra» – si può benissimo leggere la passione di Pontecorvo per il Neorealismo, di cui si considerava un «figlio tardivo». Rossellini lo entusiasmava infatti «per la sua capacità di rendere vero, più vero del reale, quello che toccava. Qualcosa di simile l’ho sentito nel cinema sovietico, Ejzenstejn, Pudovkin e soprattutto Dovzenko, per la sua straordinaria umanità e dolcezza. Pensavo che il perfetto regista, il regista ideale, avrebbe dovuto avere tre quarti di Rossellini e un quarto di Ejzenstejn.»

Gillo Pontecorvo, Il sole sorge ancora. Tra politica, giornalismo e cinema, a cura di Fabio Francione, Mimesis 2019, euro 14,00

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