Al di là dell’orrore per la feroce violenza che ha connotato il fenomeno del radicalismo islamista, al di là del suo bieco fanatismo, al di là della sua propaganda e, al contrario, dell’informazione su di esso spesso usata politicamente, al di là delle mille analisi culturali e sociologiche che ne indagano le cause prossime e remote nonché le relazioni con la contemporaneità globalizzata, non c’è dubbio che questo fenomeno con le sue manifestazioni violente, con le sue azioni terroristiche e talvolta militari, è una spia eloquentissima dei rapporti tra uomini e tra culture nel mondo contemporaneo. Soprattutto del rapporto tra la cultura occidentale, con la sua tensione a diventare paradigma indiscutibile per tutti gli uomini, e le altre culture del mondo. Nel bene e nel male: nel bene perché ci ha illuminato sull’errore di autosufficienza culturale che coltiviamo in occidente e nel male perché non c’è, né può esserci alcunché di buono nella violenza omicida e nel fanatismo, da qualunque cosa sia determinato e da dovunque provenga. Poi è arrivato l’uragano Covid e, con la sua forza pervasiva, ha sconvolto il mondo: occupato quasi per intero le agende politiche ed economiche degli stati, assorbito la comunicazione e i palinsesti informativi, distolto le menti da qualsiasi altra vicenda e problematica. Allora è un bene che si possa trovare, a teatro (e dove se no?), la possibilità di tornare a riflettere sulle vicende del mondo contemporaneo e, tra l’altro, sul fenomeno del fondamentalismo islamista che forse ha attenuato la sua pressione sull’Occidente ma sicuramente non è finito. Così vien fatto di pensare in margine a “Ho incontrato Dio online”, la gradevole commedia, diretta da Manuel Renga, che ha debuttato a Catania (Spazio ZO) il 18 e il 19 dicembre scorsi. In scena ci sono Francesca Vitale, che interpreta il ruolo di Salima (donna di mezza età, insegnante di origini algerine colta e ben integrata nel tessuto culturale della società francese che, anche in provincia, ha ormai sostanzialmente imparato a convivere con uomini e donne di origine e cultura diversa) e ha tradotto e adattato il testo J’ai rencontrè Dieu on Facebook del drammaturgo algerino Ahmed Madani, la giovane Ilaria Marchianò (l’inquieta figlia Nina, adolescente irretita online dalla propaganda islamica) ed Elia Galeotti l’adescatore islamista online. Nina è contattata via web e a poco a poco, nel sollievo di un ascolto desiderato e trovato e di un amore importante sognato, viene prima convertita sottilmente, convinta a ripudiare la passione per la musica e a indossare il velo nero, quindi indotta a sposare l’adescatore e persino a seguirlo dove lui avrebbe voluto. Il tutto nel buio di una stanzetta adolescenziale, illuminata dallo schermo di un pc, attraversata dal suono lontano (eppure fattosi potentissimo) di canti e parole d’odio e facendo leva sul presente solitario e turbolento di una adolescente in normalissima guerra con la madre anche lei, del resto, sola, borghese, politicamente (iper)corretta e disillusa. Uno spettacolo gradevole, si è detto, con vita e tante repliche davanti a sé: quindi non va raccontata la peripezia fondamentale che lo struttura nella sua forma sostanziale di commedia e che lo rende intrigante per il pubblico. Non ci si può esimere tuttavia dal notare l’eccessivo dislivello che c’è tra la tragica densità problematica dei macro-temi affrontati implicitamente ed esplicitamente (dalla violenza integralista alla potenza e all’istantanea pervasività della comunicazione online, dall’incontro/scontro tra culture diverse sul territorio europeo alla fame di autenticità dei giovani, spesso ignorata e tradita dagli adulti, dalla solitudine delle periferie urbane all’incomunicabilità tra generazioni) e l’ordinata ma un po’ insipida leggerezza dell’impianto formale, sia sul piano della recitazione, sia sul piano della costruzione complessiva dello spettacolo (organizzazione dei nuclei tematici, costumi, scenografie, apporti audio e video).
Ho incontrato Dio Online
Tratto dal testo francese: “J’ai rencontrè Dieu on Facebook” di Ahmed Madani, traduzione di Francesca Vitale. Regia di Manuel Renga. Con Francesca Vitale, Ilaria Marchianò e Elia Galeotti. Progettazione video di Fabio Brusadin. Produzione “La memoria del teatro”. (Catania/Milano). Catania 18 e 19 dicembre 2021, ZO, Centro culture contemporanee, Rassegna Battiti di Palco Off. Crediti fotografici: Dino Stornello.