Il Papa da chi non te l’aspetti: «Papa Giovanni» di Gian Carlo Fusco

In tempi natalizi e in piena crisi della Chiesa e delle coscienze è utile prendere in mano un «libricino» leggero ma denso come Papa Giovanni (Sellerio, pp. 156 euro 10) di Gian Carlo Fusco. Mille cose è stato lo spezzino (nato nella città ligure il 1luglio 1915 e morto a Roma il 17 settembre 1984): pugile dilettante, dandy, buttafuori, animatore di nightclub club, giornalista, autore teatrale e televisivo, sceneggiatore, paroliere, attore e scrittore. Ma l’avreste mai detto che il litigioso comunista senza partito (espulso per indisciplina), frequentatore di locali notturni e grande bevitore, avrebbe scritto ammirato di un papa? Sorprende sempre il mai troppo compianto autore degli imperdibili Duri a Marsiglia, Le rose del ventennio e Gli indesiderabili. Tutti rieditati, come questo Papa Giovanni, da Sellerio. Quando nell’agosto del 1956, al Festival del cinema di Venezia, dov’era inviato per Il Giorno, gli viene richiesto di incontrare il Patriarca, non riesce a spiegarsene i motivi. In realtà, Fusco aveva scritto su dei francescani che bazzicavano il Lido per le belle attrici, suscitando la curiosità interessata del cardinale Roncalli. L’incontro, umanissimo, lascerà un segno nell’allibito giornalista che, dopo un’accoglienza cordialissima, si sente ringraziare dal futuro pontefice: «Perché attraverso il suo articolo, sono venuto a conoscenza del comportamento poco edificante di quei miei carissimi frati, e ho avuto così la possibilità di richiamarli paternamente all’ordine.» Non dimenticherà mai quell’uomo basso e rotondetto dall’aria bonaria che amava ricordare con umiltà le sua provenienza da una famiglia di dignitosa povertà («Sapevamo accontentarci della polenta, che è la base alimentare di noi contadini bergamaschi»). Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1972 dall’editore Bietti. Scritto per aneddoti, leggero ma riflessivo, è originato da articoli e piccoli reportage pubblicati negli anni. Ce n’è uno particolarmente significativo scritto da casa Roncalli dopo l’elezione al soglio pontificio del loro familiare. Numerosi erano i fratelli del papa, grandi lavoratori della terra, gente di poche parole e di gesti essenziali, spesso taglienti. Vedendoli restii all’intervista, il giornalista mostra una lettera di presentazione di un importante personaggio della Curia milanese. Solo a quel punto uno di essi acconsente a parlare: «Però quando torna a Milano, dica al suo monsignore che se lui, nel suo ufficio, ha molto da fare, noi, qua in campagna, in questa stagione, abbiamo da fare molto di più!» Il grande affabulatore Fusco, che incantava i frequentatori dei prestigiosi locali versiliani – cronista di uomini e donne conosciuti nei bassifondi di città o nel jet set, del narratore di storie pescate tra le pieghe del fascismo e d’Italia – provava verso Giovanni XXIII una forte simpatia. Nel ripercorrerne con tratti semplici e illuminanti episodi della vita, Gian Carlo Fusco delinea innanzitutto un ritratto di uomo più che di pontefice. I vari momenti della sua vita – l’infanzia povera nella campagna bergamasca, la vocazione, gli studi intensi, il servizio militare, la carriera ecclesiastica – furono sempre caratterizzati dalla semplicità e giovialità nel rapporto con gli altri. Anche nei momenti aspri della guerra, da nunzio apostolico in paesi difficili come la anticattolica Turchia o nella laica Francia del dopoguerra. La sua naturale predisposizione alla cordialità di rapporti umani gli fece superare molte diffidenze. La sua innata simpatia fece dire a un anticlericale come Edouard Herriot: «Se tutti i nunzi a Parigi fossero stati come Roncalli, non ci sarebbe stato mai anticlericalismo in Francia.» La più grande delle sue fatiche rimane però – giustamente sottolineata da Fusco – il rinnovamento della comunità dei cattolici, e, in particolare, di una gerarchia troppo spesso ripiegata su se stessa, autoritaria e non autorevole. Il Concilio Vaticano II fu il naturale compimento della sua personalità, della sua visione del mondo e di ciò che per lui doveva essere la Chiesa di Roma: dialogante e comprensiva con tutti.

Gian Carlo Fusco, Papa Giovanni, Sellerio, pp. 156, euro 10

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